sabato 31 ottobre 2009

SALVATORE CRISAFULLI






HOLLY, UCCISA DALLA RU-486

Monty Patterson sei anni fa perse la propria figlia che, a sua insaputa, si era recata in una clinica per abortire. Le fu prescritto del mifepristone, o RU-486, e le venne fissato un appuntamento. Le complicazioni la portarono però alla morte. Aveva 18 anni. Il padre racconta a ilsussidiario.net la sua esperienza.

L’ultimo giorno di Holly

Io, Monty Patterson, ho sentito per la prima volta parlare del mifepristone, o RU-486, il 17 Settembre 2003, il giorno peggiore della mia vita.
Mi arrivò una chiamata, quella mattina presto, mentre ero al lavoro: un’infermiera mi disse che mia figlia diciottenne, Holly, era in ospedale e in condizioni molto serie. Mi precipitai all’ospedale che era vicino a Livermore, alla periferia di San Francisco, dove io e Holly vivevamo. Una volta là, la trovai nel reparto di terapia intensiva, a mala pena cosciente, troppo debole per parlare, pallida, con la faccia gonfia, e che respirava a fatica.

Era una cosa assolutamente senza senso. Holly, una splendida bionda con gli occhi azzurri, era una fanatica del fitness in perfetta salute. Mentre le stavo accanto, il dottore arrivò e spiegò frettolosamente: «Stiamo facendo tutto il possibile per lei, ma potrebbe non farcela. Queste cose a volte accadono come conseguenza della pillola». Ero completamente disorientato: «Come, scusi? La pillola anticoncezionale?». Chiesi. «No, la pillola abortiva». Replicò il dottore. Scioccato, gli chiesi: «Di che cosa sta parlando? Quale pillola abortiva?».

Il dottore si rese conto che brancolavo completamente nel buio. Spiegò brevemente che Holly si era sottoposta a una “interruzione precoce di gravidanza” con la somministrazione doppia di mifepristone (nota come Ru-486) e di misoprostolo. Disse che stava soffrendo di un aborto incompleto e di un’infezione massiccia. I suoi organi vitali cominciavano a non funzionare più e i suoi polmoni si stavano riempiendo di liquido. «Shock settico», mi fu detto.

Poco dopo la crisi aumentò. Le condizioni di Holly deterioravano rapidamente; i monitor attorno a Holly cominciarono a suonare l’allarme. Sentii le parole: «Codice blu!», e fui fatto uscire dalla stanza. Non riuscendo a reggere oltre, a un certo punto irruppi nella stanza e spostai la tenda.
Porterò quell’immagine nella mia mente per il resto della mia vita. Lo staff dell’ospedale stava lavorando freneticamente per salvare la fragile vita di Holly. Qualcuno stava premendo sul suo torace cercando di rianimarla, le venivano somministrati dei farmaci e i monitor continuavano a suonare. La linea di Holly era piatta. Tutti mi guardarono increduli e costernati. Holly era morta, appena prima delle 14:00.

La morte di Holly ci lasciò tutti scioccati. Non sapevo cosa pensare a parte il fatto che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato. Volevo scoprire cos’era successo e fare qualcosa in merito.


Gli avvenimenti

Nell’Agosto 2003, Holly Patterson, allora diciassettenne, aveva scoperto di essere rimasta incinta dopo un rapporto col suo ragazzo, di sette anni più grande. Il 10 Settembre, poco dopo il suo diciottesimo compleanno, la coppia si recò in una clinica di controllo delle nascite per terminare la sua gravidanza di sette settimane. Alla clinica somministrarono oralmente a Holly 200mg di mifepristone (RU-486), che blocca l’ormone progesterone, necessario per mantenere una gravidanza. A casa, ventiquattro ore dopo, seguendo le istruzioni della clinica, inserì in vagina 800mcg di misoprostolo per indurre le contrazioni ed espellere il feto.

ll 13 Settembre chiamò la linea diretta della clinica di controllo delle nascite lamentando violenti crampi. Le fu detto che erano sintomi normali e di prendere l’antidolorifico prescritto dalla clinica. Il 14 Settembre, soffrendo ancora di crampi e sanguinamento, Holly si recò al pronto soccorso del centro medico di Pleasanton; i dottori del centro, ai quali disse dell’aborto, la rimandarono a casa con un’ulteriore dose di antidolorifici. I dolori continuavano. Holly era debole, vomitava, e non riusciva a camminare.

Alle prime ore del mattino del 17 Settembre Holly fu riammessa al pronto soccorso del centro medico, dove morì più tardi quel pomeriggio, il settimo giorno dopo aver cominciato la procedura d’aborto della RU-486 e giorno in cui era stata fissata una visita di routine per verificare che l’aborto fosse completo. Il 31 Ottobre 2003 il medico legale dell’ufficio di Alameda, California, emise un rapporto nel quale si concludeva che Holly Patterson era morta per shock settico, dovuto a endometriosi (infezione del sangue legata all’utero), causata dai farmaci utilizzati nella terapia dell’aborto indotto.


Le mie opinioni sulla RU-486

Penso che mia figlia non avesse avuto adeguate informazioni né sufficiente appoggio per affrontare un aborto da sola. I passi previsti dalla procedura possono essere troppo superficiali: la paziente prende una pillola, quindi è mandata a casa a fare il resto da sé. Ci sono troppe cose che possono andare storte.

RU-486 e misoprostolo sono una combinazione pericolosa da poter somministrare con sicurezza, se non altro perché è impossibile dire la differenza fra gli effetti considerati normali della sostanza e i possibili sintomi di una grave infezione. Alle donne viene detto che devono aspettarsi dolori addominali e sanguinamenti maggiori di quelli di un normale ciclo mestruale; inoltre, le donne che sono morte di infezione provocata dal batterio Clostridium Sordellii come conseguenza della pillola abortiva non hanno avuto febbre, un effetto collaterale normale per un’infezione, secondo quando affermato dall’FDA (Food’s and Drug Association, l’associazione americana per il controllo dei cibi e dei farmaci). Diventa quindi molto problematico per una donna capire se i suoi sintomi vanno al di là dei cosiddetti “normali effetti collaterali”.

Le donne e le loro famiglie devono sapere che la procedura dell’RU-486 può finire in una tragedia. Holly, a diciotto anni, era legalmente responsabile della sua decisione, ma cosa succederà con ragazzine di sedici anni o ancor meno? E comunque anche una donna sposata trentenne con due bambini ha perso la vita cinque giorni dopo aver preso la pillola abortiva.

Holly non si è forse resa conto che aveva di fronte altre possibili alternative e che la sua famiglia l’avrebbe sostenuta durante la gravidanza. I genitori dovrebbero comunicare con le loro figlie e porre la domanda che io vorrei aver posto: “Cosa faresti se tu avessi una gravidanza imprevista, e come pensi che io reagirei?” Assicuratevi che sappiano che siete lì per loro, non importa cosa accade. Holly voleva tenere il suo aborto segreto e credo che pensasse che avrebbe deluso tutti attorno a sé e che doveva portare questo peso da sola.


È un giorno molto triste quello in cui un padre seppellisce sua figlia perché le sono mancate conoscenze per fare una scelta cosciente e informata, ha sofferto in silenzio e ha pagato da ultimo con la sua vita. Forse sono state paura e vergogna che l’hanno portata a decidere che poteva prendere una pillola e far svanire tutto. Vorrei che me l’avesse detto, così avrei potuto aiutarla. Se solo mi avesse parlato, le cose sarebbero andate diversamente.


La mia lotta per la verità sulla morte di Holly

La lotta per la verità sulla morte di Holly ha significato per me che la sua morte non è stata vana, non è finita “sotto il tappeto”, non è diventata un altro dato statistico sugli accettabili effetti collaterali nell’avanzata del movimento in favore dell’aborto farmaceutico. La pubblicizzazione della morte di Holly è stata importante per informare il pubblico e aumentare la consapevolezza sui pericoli dell’aborto con la RU-486. Le donne possono fare scelte consapevoli se hanno informazioni affidabili e veritiere.

Si dovrebbero porre domande alle case farmaceutiche produttrici della pillola e mettere in discussione le dichiarazioni enfatiche dei loro sostenitori sul fatto che l’aborto con mifepristone e misoprostolo sia sicuro, efficace, e ben sopportato dalle donne. Anche dopo le morti e i danni causati da queste sostanze, i produttori e i loro sostenitori hanno dichiarato l’inesistenza di consistenti relazioni causali fra le medicine e queste rari casi di morte.

Conoscere la verità sulla RU-486 ha incoraggiato alcuni genitori e famiglie ad aumentare il dialogo coi loro figli sui reali rischi e pericoli dell’aborto farmaceutico. Se vi è la possibilità, le scelte di fronte a una gravidanza indesiderata dovrebbero prima essere discusse a casa col supporto della famiglia. I genitori preferirebbero che le loro figlie si astenessero dal sesso, e alcune così fanno, ma dobbiamo accettare che in realtà molte non lo fanno.

I danni e le morti dell’aborto farmaceutico non possono essere ignorati, soprattutto a livello normativo e tutto questo ha alla fine forzato FDA e produttori della pillola a una revisione delle dichiarazioni sulla sicurezza della RU-486, inserendo nell’etichettatura della pillola due avvertimenti sulle potenziali infezioni e sul rischio di morte. Questo è un inizio, ma non basta. Questa pillola ha proprietà farmacologiche che possono seriamente danneggiare o alterare il sistema immunitario di una donna, predisponendola a infezioni gravi e persino fatali. Quante donne devono morire prima che questa pillola sia tolta dal mercato?


Monthy Patterson



(Il Sussidiario.net)

sabato 24 ottobre 2009

L'INVITO ALLA VITA DI NEK...

QUEI 13 MILIONI DI FIGLI CHE CI MANCANO

Ci mancano tredici milioni di figli. In Europa, e solo negli ultimi dieci anni, non sono nati tredici milioni di figli. Oltre un milione e duecentomila aborti all’anno. Tremila e trecento i figli che gli europei cancellano, ogni giorno. Le elaborazioni sono dell’Istituto europeo di politica familiare, sulla base di dati Eurostat.

I numeri, sono qualcosa di oggettivo. Non come le opinioni. I numeri stanno lì, fermi, incontestabili. E davanti a questi numeri ci si dovrebbe, crediamo, almeno fermare un momento. Anche chi non ha dubbi sul diritto all’aborto, forse davanti a questa cifra – dei soli ultimi dieci anni – potrebbe lasciarsi interpellare da qualche domanda. Perché siamo abituati a pensare all’aborto come scelta individuale, riguardante in fondo solo la donna e al massimo la sua famiglia. Ma il bilancio tracciato dall’Istituto mostra l’aspetto collettivo, la somma di tutte queste scelte individuali. Che è, alla fine, quasi una generazione mancante a questa Europa. Tredici milioni che non ci sono nei banchi delle scuole, nei campi di pallone dei nostri quartieri – nelle nostre case, la sera. Nelle tabelle, nei grafici, milioni di singole e spesso solitarie scelte individuali si addizionano, si allineano, diventano un esercito: eccoli, tutti i figli che non abbiamo voluto. E non è necessario, crediamo, essere dei pro-life per guardare a queste schiere di figli non nati con dolore: come si guarda a una sconfitta, come si guarda a una bellezza perduta.

Tra le pieghe del rapporto si apprende che nella “vecchia” Europa dei 15, più benestante dell’Europa allargata a 27, in questi dieci anni il numero di aborti è aumentato. Che dal 2000 a oggi la Spagna ha raddoppiato gli aborti (da 63 mila a 122 mila) – e questo fa pensare che la cultura e la politica di un Paese c’entrino, e tanto, nell’influenzare la scelta fra un sì e un no. L’Italia invece risulta in leggero calo; anche se oltre un milione e trecentomila di quei tredici milioni di figli che mancano in questi dieci anni sono nostri. Ancora: in Europa una gravidanza su cinque finisce in un aborto, e un aborto su sette è di una ragazzina sotto i vent’anni.

Numeri. Con la asettica freddezza propria dei numeri. Milioni di private scelte rapprese in quelle file di zeri implacabili. È un fatto: tredici milioni di figli ci mancano. Mentre gli esperti si affannano a spiegare le conseguenze sociali del declino demografico, e ci descrivono una futura Europa di vecchi, e di vecchi spesso soli e spesso poveri, sarebbe leale stare a guardare questi grafici e domandarci se l’individuale “diritto” cui l’Occidente inneggia da trent’anni non mostri ora le sue drammatiche conseguenze collettive. Se, invece di introdurre la pillola abortiva, o di allargare il libero aborto alle sedicenni come in Spagna, non sarebbe il caso di fermarsi un momento e di riflettere. Davvero tutto può essere solo ristretto nel “privato”, e la dimensione comunitaria è irrilevante?


Pochi giorni fa ad Ars il cardinale Schönborn, arcivescovo di Vienna, alla fine degli esercizi predicati a mille preti in occasione dell’Anno Sacerdotale, ha detto: «Il dramma dell’Europa è la denatalità. L’Europa si sta suicidando nell’aborto dei suoi figli». Come un pugno nello stomaco, la diagnosi dell’arcivescovo della città che è il cuore della vecchia Europa (cuore invecchiato, dove metà degli abitanti vive da "single"). Quelle parole ci hanno ammutoliti, e quasi siamo stati tentati di dirci che erano eccessivamente severe. Ma tredici milioni in meno. Non è la stessa cosa, detta con la freddezza dei numeri?

Un esercito, che non c’è. Che non diventerà grande, che non ci darà dei nipoti. E che era fatto di figli: di primi passi, e primi giorni di scuola, e giochi in cortile. Vita, che non è stata. (Se, almeno, avessimo il coraggio di ammettere un collettivo dolore).

di Marina Corradi

fonte: http://www.avvenire.it/

venerdì 9 ottobre 2009

CONFERENZA - PRIMA DI TUTTO LA VITA


Il Movimento per la Vita Italiano in collaborazione con Federvita Lombardia, CAV-MPV di Brescia, Scienza e Vita- Brescia, Università Cattolica di Brescia,

presenta

"Prima di tutto la vita".
"O morte, dov'è la tua vittoria?
Vite degne di essere vissute: da Hitler ai nostri giorni" .
Mercoledì 11 novembre 2009
Aula Magna Università Cattolica S.C.- Brescia, via Trieste n.17


ore 16 Saluti delle autorità
ore 16,30 inizio tavola rotonda 1 parte
ore 18,30 rinfresco-buffet
ore 19 tavola rotonda 2 parte
ore 21 chiusura dei lavori

Interverranno (in ordine alfabetico):

Dott.ssa Maria Pia Buracchini
Prof. Luciano Eusebi
On. Roberto Formigoni
Prof. Massimo Gandolfini
Dr. Mario Melazzini
Dott. Pino Morandini
Prof. Giacomo Samek Lodovici
Prof. Giovanni Zaninetta


La S.V. è invitata