SOPRAVVISSUTO ALL’ABORTO. ORA ASPETTIAMO L’AUTOPSIA
«Il caso di sopravvivenza all'aborto, verificatosi a Cosenza, non è certo il primo» commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Già in passato abbiamo avuto notizia di molti altri casi. Mi auguro che, almeno, al neonato di Cosenza sia attribuita la dignità di essere registrato all'anagrafe come bambino nato. In effetti la riflessione fondamentale è che l'aborto toglie la vita ad un bambino. Ci commuoviamo se il suo cuoricino continua a battere anche dopo essere stato espulso dal seno materno, ma è un fatto che essa batteva anche prima.
«Poi ci sono i commenti giuridici. La legge 194 non consente l'Ivg quando vi è una possibilità di vita autonoma del feto. La “possibilità”, non è necessaria la certezza e neppure la probabilità: alla ventiduesima settimana di gravidanza già esiste la possibilità di vita autonoma, come il caso di Cosenza ancora dimostra.
«E' doveroso poi porre la domanda: il piccolo era davvero malformato? Di quale malformazione più o meno grave si trattava? Sarebbe stata curabile grazie agli straordinari progressi della medicina prenatale e perinatale? Credo che se vi sarà l'autopsia, come è auspicabile, a questi quesiti sia data risposta.
«Infine vi è la domanda più inquietante: che cosa è stato fatto affinché la mamma non si trovasse sola nel dramma della sua gravidanza? E' stata informata che vi sono famiglie che sarebbero state disposte ad accogliere il suo bambino, anche se malformato? Il Movimento per la vita consoce alcune di queste famiglie, e conosce anche una certa superficialità nel diagnosticare presunte malformazioni e nell'escludere la possibilità di terapie».