mercoledì 19 novembre 2008

ELUANA, UNA DI NOI

Non può esserci giustizia contro la giustizia. Neppure in nome di un malinteso o ipocrita senso di compassione. E' il caso di Eluana Englaro che presto potrebbe essere privata della nutrizione e dell’idratazione.

Il Movimento per la vita propone una giornata di digiuno per condividere la condizione a cui Eluana sarà costretta. La giornata coinciderà con il giorno in cui la ragazza sarà trasferita dal luogo di accoglienza in cui finora è stata accolta e amorevolmente curata.


Il Movimento per la vita ha anche scritto al Presidente della Repubblica per chiedergli di far valere la sua alta autorità morale perché Eluana possa conservare la “grazia” di continuare a essere curata e amata dalle Suore di Lecco che hanno lanciato un appello: «Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva».

Un appello è stato anche rivolto al Parlamento perché discuta ed approvi in tempi rapidi una buona legge sul fine vita che possa evitare alle altre migliaia di persone nelle condizioni di Eluana di essere minacciate da un’eutanasia che nessuno ha neppure il coraggio di chiamare col proprio nome.


E infine è stato anche rivolto un estremo disperato invito al governo perché, facendo ricorso allo strumento della decretazione d’urgenza stabilisca, in attesa della legge, che i trattamenti di alimentazione ed idratazione dei malati terminali e dei malati in stato vegetativo persistente non possono per nessun motivo essere interrotti .

martedì 18 novembre 2008

ELUANA E TUTTI NOI...

CHE COSA VUOL DIRE AMARE NEL CASO DIFFICILE DI ELUANA

di Giacomo Samek Lodovici

Noi che siamo tremendamente addolorati per la fine atroce (una morte per fame e per sete) che aspetta Eluana siamo accusati di essere crudeli e sadici, mentre la scelta di farla morire viene da molti considerataun’espressione di amore.
Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi ragiona in questi termini; tuttavia, chiediamoci: che cosa significa amare?
Ovviamente l’amore ha una molteplicità di espressioni, ma (lo suggerisce già Aristotele) amare qualcuno è un po’ come dirgli «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista, gioisco perché tu sei».

La prima forma di ogni amore consiste in una gioia perché chi amiamo vive, è un rendimento digrazie perché l’amato esiste. Precisiamo: amare non significa volere che l’altro esista come conseguenza del fatto che l’altro ci procura gioia, bensì vuol dire volere e insieme gioire per la sua esistenza.

Far morire qualcuno, anche se a richiesta (tra l’altro presunta nel caso di Eluana),significa dire «non è bene che tu sia, non è meraviglioso che tu esista». Se qualcuno dice con anni di anticipo o grida (o sussurra) disperato nelpresente: «io sono un peso per te» e/o «non vale la pena il mio vivere in questo stato», il vero amore risponde: «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista anche se la tua condizione è dolorosa per te e/o gravosa perme».

Chiedere di morire significa dire: «la mia esistenza non è (non sarà più) preziosa»; così far morire qualcuno (per esempio tramite l’azione con cui si toglie il sondino dell’alimentazione, oppure tramite l’omissione dichi non lo riattacca) equivale a dire a qualcuno: «è vero, tu non vali la pena, la tua esistenza in certe condizioni non è un bene che soverchi queste condizioni, non è prezioso che tu viva».

In effetti, chi si occupa dei malati gravi sa che, quando chiedono di morire, quasi sempre lo fanno perchésoffrono e perché si sentono soli. Ora, si noti bene, la sofferenza può essere quasi sempre molto lenita con le cure palliative. E la risposta alla solitudine non è far morire, bensì è l’affetto, è prendere per mano ilmalato, detergergli il sudore, guardarlo negli occhi anche se non risponde, stargli vicino: le invocazioni della morte esprimono la richiesta di non soffrire e una protesta contro la solitudine.

Così, il desiderio di suicidarsi o la richiesta di eutanasia si manifestano, solitamente, quandouna diagnosi infausta viene comunicata e molto spesso tramontano se il malato viene assistito e confortato.

Le suore straordinarie che accudiscono Eluana hanno scritto: «L’amore e la dedizione per Eluana» è ciò per cui'affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire – oggi e in futuro – Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzioe la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero'.
Sono crudeli e sadiche? Come si può mai considerare la loro dedizione a Eluana una forma di accanimento terapeutico? E come può essere amore far morire Eluana di fame di sete? Lasciare che il suo corpo si consumilentamente a causa della secchezza dei tessuti, della disidratazione delle pareti dello stomaco (che provoca spasmi) e delle vie respiratorie, mentre la pelle si ritira, gli occhi si incavano, la temperatura corporea aumentaper mancanza di sudorazione, il naso sanguina, le labbra e la lingua si spaccano: questo è amore?

È vero, sono previste delle misure per attenuare (ma solo in parte) questi effetti: ma ciò cambia la sostanza?

lunedì 17 novembre 2008

IL MPV SUL CASO DI ELUANA


ELUANA. LA CASSAZIONE DECIDE QUALI VITE SONO DEGNE DI VIVEREORA LA PAROLA PASSA ALLA CORTE EUROPEA. E SOPRATTUTTO AL PARLAMENTO

«Nascondersi dietro schermi formali non serve a mascherare la realtà» commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita la sentenza della Cassazione sul caso Eluana. «E’ una sentenza che ha come presupposto ed effetto quello di discriminare tra vite umana più o meno degne di vivere.

«Questa decisione mette in pericolo le altre migliaia di Eluane accudite amorosamente dai congiunti, le migliaia e migliaia di vite di persone gravemente handicappate che dipendono dalla capacità di accoglienza da parte dell’intera società. In definitiva mette in pericolo tutti noi quando diventiamo marginali ed inutili.

«Al fondo della decisione dei giudici vi è una cattiva interpretazione del diritto alla salute il cui contrario è la morte.

«Allo stato attuale è ancora possibile un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che però non ha effetto sospensivo. Per cui» conclude Casini «sarà necessario impegnarsi subito con grande vigore per l’approvazione di una legge la quale, restituendo verità all’articolo 32 della Costituzione, impedisca che si verifichino ancora altri drammatici abbandoni di persone in stato di grave disabilità come Eluana»

domenica 16 novembre 2008

martedì 14 ottobre 2008

ELUANA VIVA!!!

Ciao a tutti, Eluana Englaro, che in sedici anni non ha mai avuto neanche un raffreddore, che respira da sola, che non fa nessuna terapia ma si nutre con un sondino, ieri ha avuto un'emorragia improvvisa e abbondante, che l'avrebbe potuta portare in poco tempo alla morte se non si fosse arrestata, all'improvviso, così come era cominciata, senza nessun intervento esterno. Adesso le sue condizioni sono stazionarie, gravi, ma potrebbe ancora riprendersi se l'emorragia non ricomincia.

Il modo con cui i giornali hanno raccontato la faccenda, e le dichiarazioni rilasciate hanno dell'incredibile. Per esempio Carlo Alberto Defanti, il neurologo di Eluana, da sempre favorevole a staccarle il sondino: "Per il momento non è più a rischio di vita immediato. L'importante è che l'emorragia non ricominci". Ma come, all'improvviso parliamo di "rischio di vita"? Non avete detto fino a cinque minuti fa che era un vegetale, una pressoché morta?

E poi: perché adesso è diventato improvvisamente importante che l'emorragia non ricominci, per il medico che vuole farla morire di fame e di sete? Sempre Defanti, in una intervista su Repubblica: "Da un certo punto di vista è un peccato che succeda adesso, perché per me si doveva andare fino in fondo". Certo, in effetti, un gran peccato, non c'è che dire, se Eluana muore per conto suo per una complicazione naturale, anziché di fame e di sete: qua, invece, siamo tutti di un pezzo, qua si tira dritto, si va fino in fondo, non sia mai che ci si fermi prima, che peccato, signora mia..e l'intervista continua "Ma sono anche sollevato, se Eluana arriverà alla fine dei suoi giorni adesso, si risparmieranno ulteriori polemiche e gli scontri furibondi che ci sarebbero sicuramente stati durante l'agonia, che sarebbe potuta durare almeno 15 giorni una volta tolto il sondino". Risparmiamoci le polemiche, insomma, mica l'agonia: questa scocciatura di polemiche per un'agonia di almeno quindici giorni.

Perchè questo toccherà ad Eluana se l'interruzione della nutrizione verrà confermata definitivamente l'11 novembre prossimo dalla Cassazione (se per allora sarà ancora viva). Certo che un qualche dubbio ci sorge, a leggere: forse che a qualcuno importa di più la battaglia di cui Eluana è diventata la bandiera, piuttosto che la vita di Eluana?

In effetti, sempre Defanti su Repubblica "Vorrei che questo avvenimento non scoraggiasse la lunga campagna che la famiglia Englaro ha combattuto in questi sedici lunghissimi anni. [.] una battaglia che è stata comunque vinta" E anche il drammatico racconto di Beppino Englaro: "Mi hanno chiamato stamattina "Eluana sta male, devi venire". Sono corso, l'ho vista, non mi capacitavo che fosse in quello stato, ero disperato".

Disperato come tutti i genitori, quando sta morendo un figlio. Ma, per l'appunto, di solito si muore da vivi. "ero disperato, era pallida con lo sguardo che vagava".. E continua il giornalista "Il volto di Eluana è chiaro e disteso. Englaro la osserva "sta meglio rispetto a come l'ho vista stamani". Ma non è solo apparenza. Alle 18 il destino torna a stupire. L'emorragia si è fermata [.] Si torna a sperare al secondo piano della Casa di cura. Suore in festa, il peggio si allontana. [.] Eluana potrebbe farcela. Il purosangue non è ancora caduto".

Ma come, non era un vegetale? E come fa un vegetale ad avere lo sguardo che vaga? Come fa ad impallidire, e poi a migliorare, un ortaggio? E perché adesso vi scappa pure di scrivere che il peggio si allontana, quando Eluana migliora? Forse che Eluana non è una pianta di insalata, ma una persona? Ma non l'avete descritta sempre come una non-viva? "questa vita, non-vita o non-morte", spiega il non-giornale Repubblica. Come ha dichiarato oggi Eugenia Roccella "Mai come adesso si capisce che Eluana è viva". Saranno i medici a decidere se curarla o meno, adesso, tocca a loro, in scienza e coscienza. Noi, per ora, continuiamo a dire che Eluana è viva, e che non spetta a noi stabilire quando e come deve morire.

Buona giornata Assuntina Morresi

FONTE: www.stranocristiano.it

martedì 30 settembre 2008

PROGRAMMA DUE GIORNI GIOVANI

UFFICIALIZZO IL PROGRAMMA DELLA "DUE GIORNI GIOVANI" CHE SI TERRA' A MILANO L'8 E IL 9 OTTOBRE.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: movitmilano@gmail.com e Federico 3333698304

PROGRAMMA:

Sabato

ore 10-13: Università Cattolica

Apertura dei lavori: Avv. Franco Vitale, Presidente Federvita Lombardia
Saluto dei responsabili di Movit e Mpva

"IL PRIMATO DELLA VITA"
Tavola rotonda
Intervengono:
- Paolo Sorbi Sociologo e Presidente dell'MVA
IL PRIMATO DELLA VITA: Aspetti sociologici
- Giacomo Samek Lodovici
Università Cattolica:
Il fondamento del diritto alla vita nel 60o anniversario della DichiarazioneUniversale dei Diritti dell'uomo
- Maurizio Crippa giornalista de Il Foglio
LA VITA nella comunicazione: informazione – disinformazione, Come l'informazione può contribuire alla cultura della vita
- Benedetta Foà, psicologa/ counselor:
Il primato della vita: la negazione della vita e il ritorno alla speranza
Modera:
- Paolo Picco vicepresidente Federvita lombardia
Pranzo presso Pizzeria la Combriccola
Costo: 12 euro

Ore 15.30-15,50:
Santa Maria delle Grazie
Presentazione della Petizione Europea
Interviene:
- Elisabetta Pittino, responsabile giovani Lombarida

Ore 16.30-18.30
“A 30 della L. 194: quello che noi giovani possiamo fare” : tavola rotonda dei giovani pro vita.
Intervengono:
- Giorgio Gibertini
- Natalia Marrese
- Simona Calzavara

Modera: Leo Pergamo

Ore 19.30
Happy hour: AperiVita al Caffè Savona
Costo: 7 euro

Ore 21.00
In scena la Vita di Cinzia e Antimo
(in fase di organizzazione)

Domenica

Ore 9.00
Santa Messa per chi lo desidera

Ore 10.30-12 via Tonezza:
Lavori di gruppo sui temi
- le pillole abortive e metodi naturali
- la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
- i 30 anni della legge 194
- il testamento biologico
-il dolore del feto
-la disabilità nella vita
-la droga

Coclusioni: Erika Palazzi Vitale, Vice presidente MPV Nazionale

Pranzo in un locale della zona

lunedì 29 settembre 2008

STACCARE LA SPINA

Il 9 luglio 2008 La Corte d'appello civile di Milano ha autorizzato il padre di Eluana Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione che da 16 anni tiene in vita la figlia.

Ora sono passati due mesi dalla sentenza. Nessuna struttura sembra disposta ad accogliere la ragazza in coma, e il procuratore generale ha firmato da poco la richiesta di sospensione della Sentenza della Corte d'Appello che autorizzava lo stop al cibo per la Englaro.
In effetti credo che le motivazioni che portato a dissentire da quella decisione siano molte.
Uno dei motivi chiamati in causa per autorizzare l’interruzione dell’idratazione e alimentazione è quello che si riferisce alla volontà della ragazza che stando a diverse testimonianze avrebbe manifestato la volontà di non voler vivere senza essere cosciente e senza avere relazioni con gli altri ecc…di non voler vivere in quello che viene definito appunto “stato vegetativo”. Nella sentenza si cita anche l'"impostazione cattolica" di Eluana, ma si ritiene che non possa contrastare le altre dichiarazioni.

Premetto che comunque non si può sostenere che in ogni situazione il consenso fondi la legittimità di un atto o la sua legalizzazione, bisogna guardare anche il contenuto dell’atto.
Quanto abbiano sopra citato rimanda a quello che si chiama “testamento di vita” che è una carta sottoscritta da una persona, alla presenza di testimoni, con cui si dichiara di non voler essere sottoposti a manovre di rianimazione o tecniche di mantenimento in vita, qualora si sia malato terminale o ci sia la possibilità con tale intervento di cadere in stato vegetativo persistente. Senza entrare in merito alla valutazione di quest’ultimo, il punto è che in Italia il “testamento di vita” non esiste. Per ciò non mi sembra pertinente basarsi su testimonianze che non sono univoche, sono pregresse e soprattutto riportate da altre persone e non rilasciate dalla stessa Eluana per interrompere dei trattamenti che sono ordinari e proporzionati alla situazione clinica della paziente. La corte di appello ha infatti deciso che il caso di Eluana non può definirsi di “accanimento terapeutico”. La rimozione del sondino e lo spegnimento delle macchine farebbero infatti morire Eluana lentamente di fame e di sete. Questa mi sembra la vera crudeltà, non le cure, le attenzioni e gli accadimenti e l’amore che le hanno prestato diverse persone in tutti questi anni in cui Eluana è stata mantenuta in vita.
Perché Eluana è comunque viva.

La Corte d’Appello di Milano nel decreto del 16.12.2006 aveva stabilito che “Eluana non può considerarsi clinicamente morta” e che “in base alla vigente normativa Eluana è viva, posto che la morte si ha con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”.

Se non lo fosse non si capisce come mai ci sia bisogno di "staccare la spina" per porre fine alle sue sofferenze. Non si può soffrire se non si è vivi e se non si ha la minima percezione e coscienza. E se si afferma che si può soffrire bisogna affermare che oltre alla sofferenza ci possono essere anche altri stati. Altrimenti si cade in contraddizione.

Intanto credo che espressioni come vita puramente biologica e vegetativa siano ambigue quando sono riferite all'uomo. La differenza tra vita biografica e vita biologica non è reale ma concettuale perchè non c'è vita biografica che non sia anche vita biologica e non c'è vita bilogica che non sia anche vita biografica. Affermare l'opposto significherebbe dire che una volta che la persona umana ha perso determinate facoltà non è più una persona umana (stato vegetativo mi sembra infatti un termine più appropriato per le zucchine e i rapanelli che per l'uomo).
La coscienza di sè, l'esercizio delle nostre funzioni vitali e delle nostre facoltà cognitive ...sono sempre e comunque manifestazioni della vita personale.

Qualsiasi discorso che faccia riferimento alla qualità della vita non può negare che il suo presupposto è il riconoscimento della vita stessa. Quando si parla della vita si deve intendere il valore della concreta individualità umana presente, ciò che esiste non è la vita, ma questo e quel vivente. Anche l'autodeterminazione e l'autonomia (chiamati in causa spesso per giustificare l'atto eutanasico) non possono essere considerati diritti primari, perchè non c'è possibilità di autodeterminazione e autonomia laddove non c'è possibilità di continuare ad esistere. E non è necessario ricorrere alla categoria della sacralità della vita umana per sostenere che il venire al mondo postula, nei confronti della società, il diritto alla tutela dell'esistenza, in qualsiasi condizione e fase della vita. Per questo la possibilità del tutore di decidere della vita e della morte della persona che gli è affidata risulta dubbia. Questo infatti dovrebbe agire nei migliori interessi della persona che gli è affidata e fare ciò che è meglio per quest’ultima. Ora in questo caso, la decisione di fare morire Eluana di fame o di sete rientra tra ciò che è bene fare per lei. La morte non potrà mai essere un bene o un diritto, è anzi sempre un evento negativo se non altro perché pone fine a qualsiasi possibile realizzazione di valori e beni. La società non può mettere a disposizione dei suoi cittadini la morte come un bene perché non lo sarà mai, è anzi l’esclusione dalla società. Una comunità civile e democratica dovrebbe tutelare invece i suoi cittadini e il valore della loro vita, che non è un bene disponibile ed è poi il fondamento di qualsiasi altro diritto. Per quanto riguarda la dignità della persona umana, questa non è qualcosa che si può perdere o acquisire, ma è intrinseca nella natura dell’uomo e affermare che in determinate situazioni o in determinate condizioni, la vita di una persona non è più degna di essere vissuta mi sembra alquanto discriminatorio.

In realtà credo sia proprio il concetto di persona umana ad essere messo in discussione. Non è più l’appartenenza al “genere umano” che fa di noi delle persone ma determinate caratteristiche e qualità, quali per esempio la libertà e l’autocoscienza, qualità che non tutti possiedono e comunque nessuno possiede in tutte le fasi della vita (si pensi allo stadio embrionale o anche neonatale o a quelli senili). Si capisce come questa dissociazione tra la nozione di persona e quella di essere umano crei non poche conseguenze sia dal punto di vista sociale, morale, politico e anche medico. Affermare che un anziano con l’alzeimer, un malato di mente, o un essere umano in stato vegetativo non sono persone significa privarli di determinati diritti e nello stesso tempo sollevare la società e il resto delle persone da determinati doveri verso questi ultimi.

Simona Calzavara

mercoledì 17 settembre 2008

LIFE HAPPENING: NON SOLO UNA BELLISSIMA VACANZA

Quest’estate mentre a Catanzaro si festeggiava l’inaugurazione del Centro di Aiuto alla Vita, poco distante,a Gasperina, si è svolto il venticinquesimo seminario estivo dei giovani del Movimento per la Vita. E' stata la prima volta in cui ho avuto la possibilità di parteciparvi, rimpiangendo le occasioni perdute gli scorsi anni per non essere stato presente. Le giornate erano generalmente organizzate con interessanti conferenze e toccanti testimonianze mattutine seguite da pomeriggi di relax al mare sotto il caldo sole della Calabria o, per chi lo preferiva, nella piscina dell’albergo. In serata, poi, avevamo la possibilità di raggiungere Soverato, a pochi km, dove sul lungomare c’era solo l’imbarazzo della scelta per il locale in cui andare a divertirsi.
Io non conoscevo molte persone: questo mi ha permesso di accorgermi della grande disponibilità che avevano gli altri ragazzi di conoscere gente nuova pur avendo un gruppo consolidato da molte esperienze in comune.


Seguendo le conferenze abbiamo avuto l’opportunità di interloquire con magistrati, professori universitari, medici, volontari e da ognuno di questi abbiamo tratto informazioni importanti a proposito di varie sfaccettature del tema Vita, che difficilmente vengono trattate con oggettività scientifica dalla stampa. Per esempio il magistrato Anzani ci ha parlato del bene comune, di come questo tema si avvicini a molti altri spesso particolarmente presenti nella nostra quotidianità; il ginecologo Noia della incompletezza della informazione, non solo nei media comuni, ma addirittura nel mondo scientifico – professionale, poi, raggiungendo l’oggetto del suo lavoro, ci ha fatto conoscere la forte relazione che lega l’embrione alla madre, descrivendo come questo rapporto possa avere effetti sull’intera vita della persona. Il prof. Boero, docente di chimica organica all’Università di Torino, ci ha spiegato come, dopo aver fatto diventare la scienza una divinità, ormai essa stessa non sia più fedele alle proprie basi e divulghi messaggi spesso infondati; ha inoltre criticato il catastrofismo in materia ambientale che spesso domina i nostri media, aprendo una finestra di speranza sul futuro del nostro pianeta.


In alcuni casi erano dei giovani come noi, partecipanti al Life Happening, a proporre alla nostra attenzione problematiche sulle quali avevano svolto ricerche.
Molte di queste relazioni ci hanno significativamente aperto gli occhi su realtà che spesso valutiamo con superficialità, ma ciononostante con presunzione, riteniamo di conoscere.
Per ultima ha parlato M. Casini, professoressa di diritto e bioetica alla Università Cattolica di Roma, nonché figlia del presidente del MpV, il quale aveva introdotto la serie di conferenze concentrandosi sul senso della vita. La ricercatrice dell’università di Roma invece ci ha proposto alcuni spunti sulle prospettive europee per quanto riguarda i diritti dell’uomo, invitandoci tutti ad aderire e promuovere l’importante Petizione Europea ( per maggiori info: www.mpv.org/mpv/download/petizione/petizione.html ).


La vacanza si è conclusa con uno spettacolo serale organizzato da qualcuno di noi giovani e infine un’ultima notte insieme che ci ha fatto arrivare all’ultimo giorno davvero stanchi, pronti a dormire nel viaggio di ritorno!


Emanuele Andreis

IL SENSO DI UNA MOBILITAZIONE

Il 12 maggio scorso, parlando ai rappresentanti dei Centri di Aiuto alla Vita e dei Movimenti per la Vita di tutta Italia Sua Santità Benedetto XVI ha lodato il nostro “impegno nell'ambito politico come aiuto e stimolo alle Istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola “dignita' umana”.


Quella del Santo Padre è una lode che inorgoglisce, ma che ci carica anche di una grandissima responsabilità, che dobbiamo essere pronti ad accettare: la sfida è quella di essere ancora e più di prima stimolo alle istituzioni, di essere portatori convinti ed informati della “dignità umana” in un mondo, quello della politica, in cui talvolta la dignità dell’uomo viene sacrificata sull’altare di ideologie che promettono un immediato (ed impossibile) paradiso in terra o la realizzazione di una libertà assoluta e senza limiti.


Ecco, noi siamo una delle risposte a queste idee, perché pensiamo che la libertà non possa essere scissa dalla garanzia assoluta dell’insindacabile diritto alla vita di ciascun essere umano, fin dal suo concepimento, e perché siamo convinti che non possa dirsi giusta una società in cui i membri più deboli (bambini nel grembo della madre o anziani malati) vengono sacrificati in nome di una falsa pietà figlia della cultura della morte.


Siamo pronti quindi a rilanciare la nostra sfida, ed abbiamo scelto di farlo andando a confrontarci con l’Europa ed il Parlamento di Strasburgo. Perché quel sogno di De Gasperi, Schuman e Adenauer di fondare proprio sulla dignità di ogni uomo la pace e la prosperità di un intero continente non è purtroppo avulso dalle pesanti intromissioni della cultura della morte.


La nostra risposta è la Petizione Europea, che stiamo promuovendo in rete con numerosi altri movimenti per la vita del Vecchio Continente: a 60 anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo noi chiediamo che nei documenti e nelle carte dei diritti dell’Unione si parli di diritto alla vita “fin dal concepimento”, e che l’unione fermi i finanziamenti pubblici alla ricerca che distrugge gli embrioni umani, e che si riconosca “come famiglia in senso pieno quella fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”.


Non sarà facile farci ascoltare, ma certamente sarà un po’ meno difficile se riusciremo a mobilitarci ed a raccogliere migliaia di firme. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti quelli che credono nel valore della vita umana e nella difesa della sua dignità. Diamoci da fare!


Federico Trombetta

domenica 6 luglio 2008

LONDRA: GIOCHIAMO A FARE DIO...

Grottesco? Assurdo? Impietoso? Forse. Ma soprattutto inumano. Una bimba inglese affetta da una patologia incurabile è costretta a giustificare di fronte ad un tribunale il suo diritto a vivere. Come se si trattasse del contratto di affitto di una casa.

La bimba è in ospedale ed i medici, sostenendo che ulteriori cure configurerebbero un accanimento terapeutico, volevano staccare la spina. I genitori si sono opposti con tutte le forze, spinte da quell'istinto primordiale e bellissimo che si chiama amore per la creatura frutto della loro unione.

E i medici cosa fanno? Ricorrono in tribunale chiedendo la soppressione di quel piccolo essere umano gravemente malato. E il tribunale potrebbe pure dar loro ragione, condannando a morte un'innocente che pure continua a vivere. E a quanti giunti a questo punto si stessero chiedendo "ma che vita è quella?" dico: CHIEDETE AI GENITORI DI QUELLA BAMBINA! Pensate forse che nella loro fermissima volontà di opporsi alla soppressione della figlia malata vi sia qualche cosa di diverso da un grandissimo, incondizionato e gratuito amore?

La deriva etica di una società che costringe l'individuo a giustificare il fatto di essere vivo come se questa condizione non fosse propedeutica al godimento di tutti gli altri diritti ha fatto un altro balzo in avanti.

Com'è triste essere costretti a sperare che dei giudici si mettano una mano sul cuore perchè garantiscano il diritto alla vita ed alle cure ad una bimba malata...

Federico Trombetta

sabato 29 marzo 2008

LA VITA AL CENTRO DELLA POLITICA

Il Movimento per la Vita non è un partito politico. Il nostro non essere esplicitamente schierati dipende dal fatto che consideriamo universale la battaglia per il diritto inalienabile alla vita dal concepimento alla morte naturale: non è una battaglia partitica, ma è, e non potrebbe non essere, una battaglia politica.

Il tentativo di escludere i temi della vita nascente e morente dal quadro politico italiano è semplicemente la logica conseguenza di quel pensiero che mira a fare dei valori e delle grandi scelte etiche nulla più che una questione personale del singolo individuo. Dunque, politicamente irrilevante.

Questa impostazione di fondo, oggi purtroppo molto diffusa, è però intrinsecamente sbagliata: nulla è più politico del diritto inviolabile alla vita.
Le definizioni di politica che sono state date si sprecano, ma sia che pensiamo ad Aristotele (politica è ciò che riguarda i cittadini ed i rapporti tra le città), ad Altusius (la politica è l’arte di consociare gli uomini) o a Max Weber (la politica è l’attività che influisce sul governo di un’associazione politica) ci troviamo sempre ad aver a che fare con degli esseri umani.
Non con numeri, forze fisiche o cavie da laboratorio. La politica riguarda noi, le persone, il nostro essere ed il nostro agire, i nostri rapporti interpersonali e la nostra capacità di associarci che è unica in natura. In sintesi, la politica riguarda la nostra vita.

E’ allora logico che la tutela della vita, specialmente nei suoi momenti di maggiore debolezza, trovi spazio nel quadro politico e, di riflesso, nella contesa partitica.
Come difensori della vita, come fautori di uno sviluppo umano che non possa prescindere dalla tutela dei più deboli ed anche come elettori abbiamo il diritto di sapere qual è la posizione dei rappresentati che ci accingiamo ad eleggere rispetto ai temi etici più caldi.

E’ proprio in questo senso che si muove il documento elaborato dal Movimento per la Vita in vista delle prossime elezioni, in cui si chiede a tutte le forze politiche di riconoscere normativamente il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, di rivisitare la legge 194 rendendo manifesta la preferenza per la nascita, di difendere la legge 40 e di promuovere una “moratoria sull’aborto” sospendendo al contempo qualsiasi finanziamento alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Noi, a livello di movimento d’opinione e di cultura, abbiamo detto la nostra e fissato delle richieste che sono già il frutto di un’accurata mediazione (la legge 194, ad esempio, continua a non piacerci per nulla). Ora la parola passa alla politica ed ai politici, sperano che l’importanza della battaglia per la vita riesca a superare le logiche di mero interesse partitico ed elettorale.

Un consenso partitico vasto almeno su questi punti sarebbe davvero importante: non si tratterebbe della vittoria di un partito o di un movimento, ma semplicemente di una vittoria dell’uomo contro la barbarie dell’eugenetica e dello scientismo.

Federico Trombetta

MARCIA PER LA VITA

Sabato 19 gennaio. Ore 03.00. Sveglia! Dopo cinque minuti di stordimento in cui mi chiedo cosa ci faccio sveglio a quell’ora realizzo cosa mi attende nella giornata: Parigi!

Una tazza di caffè ciclopica e sono in macchina, direzione Malpensa. Il tempo di trovarmi con Simona del Movit della cattolica di Milano e siamo in aeroporto. Ci troviamo lì con Diego e Filippo, due amici di Cremona e.. si parte!

Insieme ad altri ragazzi da tutte le parti d’Italia, una trentina in tutto, abbiamo preso letteralmente al volo l’occasione di andare a Parigi. Che c’è a Parigi oltre alla città, la Torre Eiffel, i musei e le parigine? Che domanda, c’è la Marche pour la Vie!!

Le associazioni pro life francesi hanno organizzato, come è tradizione da qualche anno a questa parte, una marcia per il centro di Parigi per dire basta alla legge che da ormai trent’anni ha legalizzato in Francia l’aborto e hanno invitato anche noi italiani a marciare con loro.
Eccoci!

All’arrivo la città è grigia, il tempo non promette granchè, speriamo che non piova.
Ci troviamo con Natalia di Busto Arsizio e dopo non molto arriviamo all’ostello di destinazione. Appena arrivati mi chiedo: “e Leo???”. Leo naturalmente è Leo Pergamo, responsabile nazionale dei giovani del Movimento per la Vita. L’avevo salutato la sera prima in Stazione Centrale a Milano, io andandomene con una borsa piena di cappellini e bandiere da portare in aereo e lui restando con 39 di febbre e il colorito di un albino, aspettando che il suo treno per Parigi arrivasse. Stoico! “sarà arrivato???”. Per fortuna sì, e quasi quasi ha anche un colorito rosato!
Ci troviamo anche con Lisa Pittino, responsabile di noi giovani della Lombardia, e dopo un pesantissimo pranzo a base di croque monsieur partiamo per un tour della città.

Giro stupendo, palazzi, la Senna, Notre Dame, Torre Eiffel. Le poche ore di sonno però iniziano a farsi sentire, rientriamo in ostello dove alla sera verranno a trovarci dei ragazzi pro life francesi.
Eccoli, un aperitivo e iniziamo a presentarci e confrontarci, con Lisa che ci fa da interprete e guida. Sono in gamba, ma parlare con loro è un’occasione per riscoprire quanto è importante avere un’organizzazione come la nostra, una struttura che permette di tenersi in contatto, di far girare informazioni. In Francia non c’è un solo Movimento pro life, ci sono diverse associazioni che per l’occasione della marcia riuniscono le energie e sfilano assieme.

L’aperitivo è una buona occasione anche per pensare progetti comuni per il futuro, la battaglia culturale per la Vita sarà sempre più europea. Alla fine salutiamo i francesi, il giorno dopo avranno parecchio da fare con l’organizzazione, e andiamo a fare un giro nei quartieri latini della città.

Domenica 20 gennaio. Il giorno della Marcia!
La strada fatta in giro per la città il giorno prima si fa sentire, e a qualcuno fanno male i piedi. Andiamo a Messa, pranzo e poi c’è il ritrovo a Place de la Republique, da dove partirà la marcia.
Lo ammetto, temevo fosse un po’ un flop.. che bello sbagliarsi!

È pieno di gente, giovani, meno giovani e un sacco di bambini! Ci sono striscioni, bandiere, palloncini, musica. Lisa è sul camion che saluta i francesi da parte di noi italiani. Io, Diego e Filippo ci mettiamo le magliette colorate del MpV, ma visto che fa freddo sotto ci teniamo le giacche: il risultato è che sembriamo tre omini Michelin pro life e coloratissimi!

Tutti pronti, con bandiere e cappellini, e si parte! Siamo così colorati che i francesi fanno mettere noi italiani ad aprire la marcia, dietro li sentiamo cantare e scandire il ritornello “30 ans ça suffit! en marche pour la Vie!” Che più o meno suona così: dopo 30 anni basta! In marcia per la Vita!
Mentre passiamo la gente ci guarda un po’ stupita, qualcuno dalle finestre ci grida cose che anche senza capirle non sembrano molto simpatiche, ma certo non rovinano il clima stupendo della marcia. Sul camion c’è anche una ragazza che è venuta a trovarci la sera prima all’ostello. Diceva che sarebbe stata più tranquilla degli altri anni (perché questa volta ha il pancione) ma a vederla non sembra!

Alla fine arriviamo alla piazza di destinazione, gli organizzatori salutano e inizia ad avvicinarsi l’ora del rientro. Ci salutiamo anche fra noi e ognuno va a prendere il mezzo che lo riporterà a casa.

Alla fine arriviamo in aeroporto, qualche ritardo per la nebbia. Siamo stanchi, sono stati due giorni ad altissima densità, belli e vissuti insieme con amici che non si riesce a vedere spesso.
Si torna a casa, ma mi rimane molto da elaborare, e il gusto di due giorni vissuti così mi resterà a lungo.


Le pagelle.

Parigi: voto 9,5
Città stupenda, grande, con palazzi bellissimi ovunque e quell’aria che ti mette la voglia di girarla a piedi. Mezzo voto in meno per la cucina che non tutti hanno apprezzato. Magica!

Italiani: voto 10
Poche ore di sonno ma abbiamo girato un sacco e alla marcia sbandieravamo manco fossimo stati al Palio di Siena! Ci siamo destreggiati nella metropolitana labirintica e siamo anche sopravvissuti alla pesantezza atomica dell’untissima cucina parigina. Impavidi!

Un voto a parte meritano
Lisa&Leo: voto 10+

Lisa si muove nella città come se ci fosse nata, sempre pronta a dare indicazioni su dove andare e come. Ci permette di dialogare con i francesi traducendoci tutto e alla sera ci guida nella vita dei quartieri latini! A notte fatta trascina chi si regge ancora in piedi anche a bere una birra. Parigina!

Leo ci mette il cuore e si fa un viaggio notturno con febbrone pur di non mancare! All’aperitivo coi francesi non si fa scappare un’occasione per pensare già a progetti comuni e collaborazioni. Qualche ora di riposo e il giorno dopo sfida l’influenza marciando con noi. Monumentale!

La Marcia per la Vita: voto 20.000
Tanti erano i partecipanti che hanno sfilato per il centro di Parigi per ricordare ai francesi che la Vita va difesa dal concepimento alla morte naturale. E per ricordare a noi che in Italia e in Europa la battaglia per la Cultura della Vita la si vince stando uniti. Vitale!

Francesco Elli - responsabile MpV Como

sabato 26 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

LOMBARDIA AVANTI TUTTA!

Gli "abortisti a tutti i costi" storceranno il naso. Quelli che non considerano l'aborto un diritto ma sempre una sconfitta perchè si tratta della soppressione di un essere umano ed anche quelli che difendono sempre e comunque la legge 194 dovrebbero gioire.
Per chi considera l'aborto sempre uno sbaglio... dai, almeno è un inizio.

La Regione Lombardia recepisce il manuale d'applicazione della 194 elaborato dalla clinica Mangiagalli e lo fa proprio.
Basta aborti "terapeutici" (come faccia un aborto ad essere terapeutico è un mistero...) dopo la ventiduesima settimana perchè "sussiste la possibilità di vita autonoma del feto".

Oltranzismo antiabortista? Assolutamente no. Come detto, il manuale è quello della Mangiagalli (non esattamente il Policlinico Gemelli...), ed il limite della ventiduesima settimana è quello individuato anche dall'apposita commissione del Consiglio Superiore di Sanità cui ha chiesto un parere il ministro Turco.

Dato che c'è gente (poca) ancora disposta a scendere in piazza per "difendere la 194", ecco che il Governatore recepisce quelle richieste e le fa proprie. Come difendere la 194 se non applicandola tutta?

E allora basta aborti dopo la ventiduesima settimana perchè "sussite possibilità di vita autonoma del feto", più soldi ai consultori per "rimuovere le cause che possono portare all'interruzione volontaria di gravidanza", una commissione che non lasci sola la madre che desidera abortire per "motivi psicologici", ma che valuti accuratamente le sue condizioni e la aiuti a superare i problemi, nell'interesse tanto della madre quanto del bambino che porta in grembo.

Parte delle richieste che il Movimento per la Vita porta avanti da anni sono state finalmente recepite. E' un segnale importante: vuol dire che dobbiamo continuare a batterci per difendere il diritto alla Vita, dal concepimento alla morte naturale. Prima o poi qualcun altro ci ascolterà...

Federico Trombetta

lunedì 21 gennaio 2008

LIFE HAPPENING INVERNALE!!!

Programma del LiFe Happening Invernale a Firenze dal 29 febbraio al 2 marzo

Venerdì 29 febbraio

Ore 15
Arrivo e sistemazione

ore 20
Cena a buffet

ore 21
Presentazione dei lavori e saluto del
Dr. Angelo Passaleva, Presidente Movimento per la Vita fiorentinopresso la sede del Movimento per la Vita a Firenze

Sabato 1 marzo

ore 10
Tavola rotonda :"Giovani d'oggi"Umberto Folena giornalista di Avvenire
Carlo Casini, Presidente Movimento per la Vita
con la partecipazione delle Associazioni firmatarie e di classi delle scuole medie superiori

ore 13
Pranzo a buffet

ore 15
Presentazione e dibattito sul Manifesto
"Giovani insieme per...partire dall'uomo"con la partecipazione dei rappresentanti delle Associazioni firmatariepresso l'Auditorium del Convitto della Calza

ore 20 Aperitivo per la Vitapresso un locale situato di fronte al Duomo di Firenze

Domenica 2 marzo

ore 9
S. Messa

ore 10
"I giovani e le future sfide per la vita"Carlo Casini, Presidente Movimento per la Vita italiano, Assuntina Morresi, Università di Perugia

Conclusioni
n.b. Il programma è provvisorio, perché aspettiamo l’adesione di altri relatori oltre quelli che già hanno confermato


Per info partecipazione:
www.mpv.org
www.giovaniinsiemeper.blogspot.com

Andrea Biotti (resp. Giovani MpV Toscana) 329/3924651
Lorenzo Masotti 333/1148620
Cinzia Verrengia 055/268247; fax 055/2399322
Leo Pergamo 3332552585
mpvtoscanagiovani@gmail.com
movitafior@interfree.it
giovani@mpv.org

Costo davvero speciale per giovani :
85 euro (include pernottamento a Firenze per 2 notti, prima colazione, pranzo e aperitivo del sabato, cena del venerdi)
20 euro (iscrizione per i partecipanti che non pernottano)

Il Programma dettagliato e definitivo sarà consultabile quanto prima dai blog e dal sito del Movimento per la Vita www.mpv.org . Sono stati invitati ospiti prestigiosi e testimoni eccezionali. TI ASPETTIAMO, NON MANCARE!

venerdì 18 gennaio 2008

CON IL PAPA


Ecco la lettera che abbiamo spedito ad Avvenire per esprimere la nostra solidarietà al Santo Padre.


Noi sottoscritti studenti universitari del gruppo Movit - Movimento per la Vita dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano vogliamo esprimere il nostro rammarico il tentativo di censura del Sommo Pontefice portato avanti da alcuni docenti e pochi studenti della Sapienza.
Noi, membri di un gruppo studentesco operante "nell'orizzonte della razionalità aperta al trascendente", riteniamo ingiusto, intollerante ed assurdo impedire che il Santo Padre, guida della Chiesa ed uno tra i più rinomati intellettuali del nostro tempo, dia il suo prezioso contributo alla riflessione sul senso e sul significato dell'istituzione universitaria.
Vogliamo altresì far pervenire la nostra solidarietà a quei docenti e studenti della Sapienza che non hanno potuto, a causa della violenta intolleranza di pochi contestatori, ricevere la visita del Papa.


Gli studenti del gruppo Movit - Movimento per la Vita UCSC

domenica 13 gennaio 2008

A FIANCO DI FERRARA

Quella che segue è la lettera che noi studenti del Movit abbiamo inviato al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, in appoggio alla sua grande moratoria degli aborti.

Egregio Direttore Ferrara,
noi sottoscritti membri del gruppo studentesco “Movit – Movimento per la Vita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano aderiamo con gioia alla grande moratoria sull’aborto e la ringraziamo per il magnifico lavoro che sta facendo.
In poco tempo la Sua iniziativa ha riportato agli onori delle cronache un tema che sembrava sepolto sotto la pesante cappa del laicismo a tutti i costi e del politically correct. In Italia ci si poteva dividere su tutto, dalla spazzatura alla legge elettorale, ma guai a parlare di aborto perché “la legge 194 non si tocca: è una conquista di civiltà”.
Lei ora è riuscito a far crollare questa sorta di dogma messo in piedi proprio da chi fa del relativismo una bandiera.
Vorremo organizzare nei prossimi mesi una conferenza con Lei all’Università Cattolica di Milano. Parliamo di aborto. Parliamo di legge 194/78 e della sua applicazione. Chiediamoci se è giusto, o anche solo normale, che gli aborti legali italiani degli ultimi cinque anni siano più delle vittime italiane (militari e civili) della II guerra mondiale.
In fondo, il dibattito che Lei è riuscito ad attivare nella società civile è lo stesso che noi, con i nostri pochi mezzi, cerchiamo di ravvivare in ambiente universitario.
Siamo giovani e grazie ai nostri genitori siamo sopravvissuti all’idea di aborto come “conquista di civiltà” e siamo più che mai pronti a lottare per i nostri ideali comuni, la difesa della vita su tutti. Ed ora anche noi che riteniamo la vita umana meritevole della massima dignità dal concepimento alla morte naturale, che pensiamo che lo Stato debba garantire, anzitutto e soprattutto, la libertà di vivere, noi che pensiamo che l’omicidio di Stato sia inaccettabile sia per un serial killer che per un feto, ci poniamo al Suo fianco nella richiesta forte, laica, aperta e chiara di una grande moratoria degli aborti. Perché, come diceva Madre Teresa, “la Vita è Vita”.
Nella speranza di sentirLa presto Le facciamo i nostri più vivi complimenti.
Cordiali Saluti,

Gli studenti del Movit – Movimento per la Vita UCSC

lunedì 7 gennaio 2008

MORATORIA DIMEZZATA


La notizia dell’approvazione della risoluzione ONU per una moratoria internazionale sulla pena di morte non può che essere accolta positivamente.
Certo, la risoluzione dell’Assemblea Generale non è vincolante, e Cina e Iran l’hanno ribadito proseguendo nei loro omicidi di Stato, ma almeno è stato fatto un passo in avanti importantissimo.
Finalmente, a livello di ONU, si è affermato che la vita umana è un bene indisponibile.
Solo su queste basi, infatti, ha senso la condanna alla pena di morte.
Se non si afferma che anche quando i consociati si uniscono dando luogo a quel particolare patto che è lo Stato le persone conservano il loro inalienabile diritto alla vita, che tale diritto non può essere delegato allo Stato e che lo Stato non può appropriarsene nemmeno per garantire la giustizia e la sicurezza dei cittadini, la pena di morte è semplicemente l’extrema ratio del processo giuridico, la condanna ultima quando lo Stato ritiene ingiusto o troppo pericoloso lasciare in vita un essere umano.
Se la vita umana non fosse un bene così prezioso, che senso avrebbe tutta questa mobilitazione per salvare qualche condannato?
Se la vita dell’uomo non fosse inalienabile, perché lo Stato non dovrebbe potersene appropriare in alcune situazioni?
La pena di morte può essere considerata un abominio contro l’uomo solo se si riconosce all’uomo una dignità che non viene dalla legge positiva, ma da una legge naturale di cui la legge positiva deve (o dovrebbe) prendere atto. Se il solo criterio per stabilire la giustezza di una norma fosse il diritto positivo, allora le condanne a morte cinesi non sarebbero deprecabili, perché esprimerebbero semplicemente il diritto cinese a darsi una legge conforme alla volontà del potere legislativo. Se il solo diritto fosse quello positivo, la Repubblica Italiana non potrebbe “riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo”, ma si limiterebbe a garantire quei diritti ritenuti tali da chi governa in un dato tempo storico.
La risoluzione ONU invece afferma qualcosa di diverso: chiedendo di sospendere le condanne a morte si chiede agli Stati di non guardare solo al diritto scritto nelle leggi ma anche e soprattutto alla dignità infinita insita in ogni essere umano per il semplice fatto di essere tale.

La moratoria, pur con tutti i suoi limiti, è una vittoria della vita, ma è una vittoria a metà (o forse meno). Se è ingiusto che lo Stato, con le sue leggi, decida di uccidere un colpevole, indipendentemente dalla gravità della colpa di cui si è macchiato, è ancora più ingiusto che lo Stato, con le sue leggi, decida di uccidere mgiliaia di innocenti, troppo piccoli e deboli per far valere i loro diritti.
Dal 1920, anno dell’approvazione della prima legge abortista in Unione Sovietica (copiata 13 anni dopo dalla Germania hitleriana), al 2007 sono stati eliminati con l’aborto circa un miliardo di esseri umani. Solo in Italia, dal 1978 ad oggi si sfiorano i cinque milioni. Nel mondo sono quarantacinque milioni i morti per aborto ogni anno. Milioni di esseri umani (perché ormai è scientificamente chiaro che siano tali!), milioni di vite prenatali schiacciate ogni anno in nome della libertà, della scelta, della ricerca del figlio perfetto, delle ristrettezze economiche.
Milioni di vittime fatte, dispiace dirlo, con la benedizione di organizzazione strettamente collegate all’ONU.
Perché un colpevole ha diritto a vivere e un innocente può essere ucciso?
Perché in Italia si attaccano duramente le cinquemila condanne a morte eseguite ogni anno dalla Cina e si dice che funzionano bene le centotrentamila condanne eseguite, nello stesso periodo di tempo, nel nome della legge 194?
Perché, leggendo le dichiarazioni delle Nazioni Unite (e del Partito Radicale), sembra che le vite da proteggere siano solo quelle dei colpevoli e mai quelle degli innocenti?
C’è una logica strana in chi si batte per il diritto all’aborto in ogni caso e al contempo contro la pena di morte: con una mano si vuole rendere più libera la soppressione di una vita, con l’altra si vuole evitare che un assassino sia condannato alla massima pena possibile.

E’ certamente giusto prendere ciò che nella risoluzione c’è di positivo: si è stabilito un principio importante, si salveranno (speriamo) delle vite umane, e soprattutto si è visto che con tenacia si possono portare al successo mozioni più volte fermate dall’Assemblea.
E’ da questi punti che dobbiamo partire, ed anche dalla giusta soddisfazione del Governo italiano, che ha ricoperto un ruolo innegabilmente importante.
Ma queste sono solo le basi di un possibile discorso comune che deve continuare, altrimenti la vittoria sulla pena di morte sarà un successo che è eufemistico definire mutilato.
Ora che il primo piccolo passo in difesa del diritto alla vita presso le Nazioni Unite è stato compiuto, il nostro Governo dovrebbe adoperarsi allo stesso modo e con la stessa energia per una moratoria universale sugli aborti. Perché se uccidere è sempre sbagliato, uccidere un innocente lo è ancora di più.
Ancora una volta si tratta di una battaglia laica, di una possibile conquista di civiltà in cui il nostro paese potrebbe avere un ruolo importante. E non a caso, la proposta della moratoria sugli aborti viene da un non credente come Giuliano Ferrara.
Chi è a favore della vita si è già detto pronto a fare la sua parte, come avviene ormai da decenni. Ma è ora che anche i governi si diano una mossa, magari spinti dall’azione dei cittadini che, squarciato il velo di ipocrisia che circonda l’aborto, si rendano conto che la vita è sempre un valore, dal concepimento fino alla morte naturale. E che certi valori devono essere difesi.

Federico Trombetta

sabato 5 gennaio 2008

Da Leo a Giuliano...


Al direttore

Le scrivo mentre ascolto in tv la S. Messa di Natale officiata da Benedetto XVI. Le scrivo da Scampia, il mio quartiere dove vivo a Napoli.
E’ la prima volta che non partecipo alla S. Messa di Natale con i miei ragazzi e la mia comunità di gente semplice, che da tanti anni subisce umiliazioni continue e spesso sopravvive senza speranza, con la paura che ti opprime e quasi ti lascia stordito. Se guardo oltre l’inferriata della finestra della mia stanza, c’è buio e qualche raro albero illuminato. Eppure ci sono decine di palazzoni grigi e alti 14 piani, centinaia di balconi con le loro storie.
Mi creda sono poche le storie felici, fa freddo stanotte e non c’è aria di festa, anzi l’aria puzza per le montagne di spazzatura. Qualche tossico si trascina anche a quest’ora… eppure Dio è nato in questa periferia della storia, le parole che nascono dal cemento sono arrivate fino al cielo e il cielo ci corrisponde con la Speranza.
Sono cresciuto qui, avevo 15 anni quando, già vecchio, avevo deciso che con la vita avevo chiuso e che la giustizia è una balla. A un certo punto ho incontrato la luce di Sacerdoti e Laici, una Chiesa indomita e tanta gente che lottava anche quando tutto sembrava cosi inutile, gente spesso sconfitta che si rialzava ogni volta.
Quanti amici ho perduto in questi anni, alcuni hanno fatto davvero una brutta morte, spesso insensata ed evitabile. Insieme ad altri giovani si è cercato di offrire opportunità di lavoro a coloro che desideravano una vita “pulita”. Quanti sono stati i successi in anni di attività? Poche decine le famiglie sostenute e i giovani che ce l’hanno fatta.
Non ci sentiamo sconfitti, sapendo quanto ogni singola persona strappata alla morte sia preziosa. Abbiamo tenuto con noi centinaia di bambini, a cui abbiamo insegnato a leggere e a far di conto, abbiamo dato loro qualche ora di serenità ogni giorno, pur sapendo che sarebbero di lì a poco tornati agli abusi e all’abbandono.
Le potrei raccontare tanto ma non voglio rubarle troppo tempo. Sappia solo che a un certo punto ho incontrato una frase di Madre Teresa: “ Se vuoi la pace, difendi la vita”. Cosi ho completato il mio impegno civile, prima che ecclesiale, a servizio di tutta la vita, dal concepimento al suo naturale tramonto.
Ho incontrato così il Movimento per la Vita e i volontari dei Centri di aiuto alla vita.
C’è nel nostro Movimento una larga fetta di giovani, donne e uomini, alcuni hanno vissuto il dramma dell’aborto.
Lei li ha incontrati in tante occasioni, durante la campagna referendaria sulla legge 40 e al Family day, con le casacche gialle del servizio d’ordine.
Tutti noi giovani prolife abbiamo sempre avuto grande stima di lei, eppure la sua recente “buona azione” contro l’ipocrisia prima che contro l’aborto ci ha davvero commosso.
Le siamo molto grati e so che in tutta Italia, intanti hanno raccolto il suo invito.
In questi mesi ho incontrato decine di gruppi di giovani impegnati nel volontariato per la vita, spesso nella solitudine e nell’incomprensione, grazie di aver dato voce a tutti coloro che ne sono privi.
Ci sono due frasi nell’omelia di Benedetto XVIche le voglio inviare: il messaggio di Natale ci mostra che “Dio non si lascia chiudere fuori, esistono uomini che vedono la sua luce e la trasmettono”;“Il giusto può essere chiamato cielo”.
Sa, sono mesi che giro l’Italia e sono tornato a casa, a Scampia l’altro ieri; ma l’ultimo incontro del 2007 l’ho avuto sabato 22, con i giovani, i volontari e le suore del Centro di Aiuto alla Vita di Pompei. All’incontro sul tema dell’aborto e l’iniziativa lanciata dal Foglio è seguito un momento di festa, con tutte le mamme e i bambini (i neonati, i fratellini e coloro che crescono sotto il cuore coraggioso delle mamme).
Proprio allora mentre vestito da Babbo Natale consegnavo i doni, ho pensato di scriverle stanotte e di augurarle Buon Natale.
Consincera stima e gratitudinePantaleone Pergamo, via Web

mercoledì 2 gennaio 2008

Grazie Giuliano!

L’annuncio liquido



Una dieta speciale per la moratoria sull’aborto.



Perché siano garantiti fondi al movimento per la vita e ai centri di assistenza che lavorano contro l’aborto, come ha chiesto ieri il giornale dei vescovi e come dovrebbero chiedere i giornali borghesi e laici.



Una dieta semplice, checonsiste nell’assumere soltanto liquidi dalla vigilia di Natale (dalla mattina della vigilia di Natale) al primo dell’anno (alla mattina del primo giorno del 2008).

Non lo chiamo digiuno perché sono grasso, sebbene io pensi in generale di essere felicemente grasso e di recente mi senta un grasso molto in forma, orgoglioso di avere lo stesso peso corporeo (quello mentale è un altro paio di maniche) attribuito a Tommaso d’Aquino.



Questa è la mia decisione, e chi voglia associarsi sarà il benvenuto.
Non chiamatela testimonianza, perché la testimonianza è sorella del martirio. Chiamatela per quello che è. Una dieta speciale contro l’ipocrisia e la bruttezza di un tempo in cui la morte viene bandita in nome del diritto universale alla vita e blandita, coccolata come un dramma soggettivo, nella spregevole forma, e molto oggettiva, dell’aborto chirurgico o farmaceutico.



Terrò un diario pubblico dalla casa di campagna in cui mi ritiro, lo terrò in questo giornale e, nei giorni in cui non sarà in edicola, nel suo spazio sulla rete(http://www.ilfoglio.it/).

Ho consultato il mio medico e mi ha detto che posso fare quel che faccio senza troppi problemi, basta bere molto, dosare le pillole antidiabete ed eseguire qualche banale controllo della glicemia e della funzione renale.

Non è un sacrificio eccezionale, tutt’altro.

E’ un altro modo di fare festa.



E’ una cosa che non mi sarei maisognato di immaginare nella vita e che in genere mi ispira una tremenda diffidenza: una buona azione.

BuonNatale.