sabato 26 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

LOMBARDIA AVANTI TUTTA!

Gli "abortisti a tutti i costi" storceranno il naso. Quelli che non considerano l'aborto un diritto ma sempre una sconfitta perchè si tratta della soppressione di un essere umano ed anche quelli che difendono sempre e comunque la legge 194 dovrebbero gioire.
Per chi considera l'aborto sempre uno sbaglio... dai, almeno è un inizio.

La Regione Lombardia recepisce il manuale d'applicazione della 194 elaborato dalla clinica Mangiagalli e lo fa proprio.
Basta aborti "terapeutici" (come faccia un aborto ad essere terapeutico è un mistero...) dopo la ventiduesima settimana perchè "sussiste la possibilità di vita autonoma del feto".

Oltranzismo antiabortista? Assolutamente no. Come detto, il manuale è quello della Mangiagalli (non esattamente il Policlinico Gemelli...), ed il limite della ventiduesima settimana è quello individuato anche dall'apposita commissione del Consiglio Superiore di Sanità cui ha chiesto un parere il ministro Turco.

Dato che c'è gente (poca) ancora disposta a scendere in piazza per "difendere la 194", ecco che il Governatore recepisce quelle richieste e le fa proprie. Come difendere la 194 se non applicandola tutta?

E allora basta aborti dopo la ventiduesima settimana perchè "sussite possibilità di vita autonoma del feto", più soldi ai consultori per "rimuovere le cause che possono portare all'interruzione volontaria di gravidanza", una commissione che non lasci sola la madre che desidera abortire per "motivi psicologici", ma che valuti accuratamente le sue condizioni e la aiuti a superare i problemi, nell'interesse tanto della madre quanto del bambino che porta in grembo.

Parte delle richieste che il Movimento per la Vita porta avanti da anni sono state finalmente recepite. E' un segnale importante: vuol dire che dobbiamo continuare a batterci per difendere il diritto alla Vita, dal concepimento alla morte naturale. Prima o poi qualcun altro ci ascolterà...

Federico Trombetta

lunedì 21 gennaio 2008

LIFE HAPPENING INVERNALE!!!

Programma del LiFe Happening Invernale a Firenze dal 29 febbraio al 2 marzo

Venerdì 29 febbraio

Ore 15
Arrivo e sistemazione

ore 20
Cena a buffet

ore 21
Presentazione dei lavori e saluto del
Dr. Angelo Passaleva, Presidente Movimento per la Vita fiorentinopresso la sede del Movimento per la Vita a Firenze

Sabato 1 marzo

ore 10
Tavola rotonda :"Giovani d'oggi"Umberto Folena giornalista di Avvenire
Carlo Casini, Presidente Movimento per la Vita
con la partecipazione delle Associazioni firmatarie e di classi delle scuole medie superiori

ore 13
Pranzo a buffet

ore 15
Presentazione e dibattito sul Manifesto
"Giovani insieme per...partire dall'uomo"con la partecipazione dei rappresentanti delle Associazioni firmatariepresso l'Auditorium del Convitto della Calza

ore 20 Aperitivo per la Vitapresso un locale situato di fronte al Duomo di Firenze

Domenica 2 marzo

ore 9
S. Messa

ore 10
"I giovani e le future sfide per la vita"Carlo Casini, Presidente Movimento per la Vita italiano, Assuntina Morresi, Università di Perugia

Conclusioni
n.b. Il programma è provvisorio, perché aspettiamo l’adesione di altri relatori oltre quelli che già hanno confermato


Per info partecipazione:
www.mpv.org
www.giovaniinsiemeper.blogspot.com

Andrea Biotti (resp. Giovani MpV Toscana) 329/3924651
Lorenzo Masotti 333/1148620
Cinzia Verrengia 055/268247; fax 055/2399322
Leo Pergamo 3332552585
mpvtoscanagiovani@gmail.com
movitafior@interfree.it
giovani@mpv.org

Costo davvero speciale per giovani :
85 euro (include pernottamento a Firenze per 2 notti, prima colazione, pranzo e aperitivo del sabato, cena del venerdi)
20 euro (iscrizione per i partecipanti che non pernottano)

Il Programma dettagliato e definitivo sarà consultabile quanto prima dai blog e dal sito del Movimento per la Vita www.mpv.org . Sono stati invitati ospiti prestigiosi e testimoni eccezionali. TI ASPETTIAMO, NON MANCARE!

venerdì 18 gennaio 2008

CON IL PAPA


Ecco la lettera che abbiamo spedito ad Avvenire per esprimere la nostra solidarietà al Santo Padre.


Noi sottoscritti studenti universitari del gruppo Movit - Movimento per la Vita dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano vogliamo esprimere il nostro rammarico il tentativo di censura del Sommo Pontefice portato avanti da alcuni docenti e pochi studenti della Sapienza.
Noi, membri di un gruppo studentesco operante "nell'orizzonte della razionalità aperta al trascendente", riteniamo ingiusto, intollerante ed assurdo impedire che il Santo Padre, guida della Chiesa ed uno tra i più rinomati intellettuali del nostro tempo, dia il suo prezioso contributo alla riflessione sul senso e sul significato dell'istituzione universitaria.
Vogliamo altresì far pervenire la nostra solidarietà a quei docenti e studenti della Sapienza che non hanno potuto, a causa della violenta intolleranza di pochi contestatori, ricevere la visita del Papa.


Gli studenti del gruppo Movit - Movimento per la Vita UCSC

domenica 13 gennaio 2008

A FIANCO DI FERRARA

Quella che segue è la lettera che noi studenti del Movit abbiamo inviato al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, in appoggio alla sua grande moratoria degli aborti.

Egregio Direttore Ferrara,
noi sottoscritti membri del gruppo studentesco “Movit – Movimento per la Vita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano aderiamo con gioia alla grande moratoria sull’aborto e la ringraziamo per il magnifico lavoro che sta facendo.
In poco tempo la Sua iniziativa ha riportato agli onori delle cronache un tema che sembrava sepolto sotto la pesante cappa del laicismo a tutti i costi e del politically correct. In Italia ci si poteva dividere su tutto, dalla spazzatura alla legge elettorale, ma guai a parlare di aborto perché “la legge 194 non si tocca: è una conquista di civiltà”.
Lei ora è riuscito a far crollare questa sorta di dogma messo in piedi proprio da chi fa del relativismo una bandiera.
Vorremo organizzare nei prossimi mesi una conferenza con Lei all’Università Cattolica di Milano. Parliamo di aborto. Parliamo di legge 194/78 e della sua applicazione. Chiediamoci se è giusto, o anche solo normale, che gli aborti legali italiani degli ultimi cinque anni siano più delle vittime italiane (militari e civili) della II guerra mondiale.
In fondo, il dibattito che Lei è riuscito ad attivare nella società civile è lo stesso che noi, con i nostri pochi mezzi, cerchiamo di ravvivare in ambiente universitario.
Siamo giovani e grazie ai nostri genitori siamo sopravvissuti all’idea di aborto come “conquista di civiltà” e siamo più che mai pronti a lottare per i nostri ideali comuni, la difesa della vita su tutti. Ed ora anche noi che riteniamo la vita umana meritevole della massima dignità dal concepimento alla morte naturale, che pensiamo che lo Stato debba garantire, anzitutto e soprattutto, la libertà di vivere, noi che pensiamo che l’omicidio di Stato sia inaccettabile sia per un serial killer che per un feto, ci poniamo al Suo fianco nella richiesta forte, laica, aperta e chiara di una grande moratoria degli aborti. Perché, come diceva Madre Teresa, “la Vita è Vita”.
Nella speranza di sentirLa presto Le facciamo i nostri più vivi complimenti.
Cordiali Saluti,

Gli studenti del Movit – Movimento per la Vita UCSC

lunedì 7 gennaio 2008

MORATORIA DIMEZZATA


La notizia dell’approvazione della risoluzione ONU per una moratoria internazionale sulla pena di morte non può che essere accolta positivamente.
Certo, la risoluzione dell’Assemblea Generale non è vincolante, e Cina e Iran l’hanno ribadito proseguendo nei loro omicidi di Stato, ma almeno è stato fatto un passo in avanti importantissimo.
Finalmente, a livello di ONU, si è affermato che la vita umana è un bene indisponibile.
Solo su queste basi, infatti, ha senso la condanna alla pena di morte.
Se non si afferma che anche quando i consociati si uniscono dando luogo a quel particolare patto che è lo Stato le persone conservano il loro inalienabile diritto alla vita, che tale diritto non può essere delegato allo Stato e che lo Stato non può appropriarsene nemmeno per garantire la giustizia e la sicurezza dei cittadini, la pena di morte è semplicemente l’extrema ratio del processo giuridico, la condanna ultima quando lo Stato ritiene ingiusto o troppo pericoloso lasciare in vita un essere umano.
Se la vita umana non fosse un bene così prezioso, che senso avrebbe tutta questa mobilitazione per salvare qualche condannato?
Se la vita dell’uomo non fosse inalienabile, perché lo Stato non dovrebbe potersene appropriare in alcune situazioni?
La pena di morte può essere considerata un abominio contro l’uomo solo se si riconosce all’uomo una dignità che non viene dalla legge positiva, ma da una legge naturale di cui la legge positiva deve (o dovrebbe) prendere atto. Se il solo criterio per stabilire la giustezza di una norma fosse il diritto positivo, allora le condanne a morte cinesi non sarebbero deprecabili, perché esprimerebbero semplicemente il diritto cinese a darsi una legge conforme alla volontà del potere legislativo. Se il solo diritto fosse quello positivo, la Repubblica Italiana non potrebbe “riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo”, ma si limiterebbe a garantire quei diritti ritenuti tali da chi governa in un dato tempo storico.
La risoluzione ONU invece afferma qualcosa di diverso: chiedendo di sospendere le condanne a morte si chiede agli Stati di non guardare solo al diritto scritto nelle leggi ma anche e soprattutto alla dignità infinita insita in ogni essere umano per il semplice fatto di essere tale.

La moratoria, pur con tutti i suoi limiti, è una vittoria della vita, ma è una vittoria a metà (o forse meno). Se è ingiusto che lo Stato, con le sue leggi, decida di uccidere un colpevole, indipendentemente dalla gravità della colpa di cui si è macchiato, è ancora più ingiusto che lo Stato, con le sue leggi, decida di uccidere mgiliaia di innocenti, troppo piccoli e deboli per far valere i loro diritti.
Dal 1920, anno dell’approvazione della prima legge abortista in Unione Sovietica (copiata 13 anni dopo dalla Germania hitleriana), al 2007 sono stati eliminati con l’aborto circa un miliardo di esseri umani. Solo in Italia, dal 1978 ad oggi si sfiorano i cinque milioni. Nel mondo sono quarantacinque milioni i morti per aborto ogni anno. Milioni di esseri umani (perché ormai è scientificamente chiaro che siano tali!), milioni di vite prenatali schiacciate ogni anno in nome della libertà, della scelta, della ricerca del figlio perfetto, delle ristrettezze economiche.
Milioni di vittime fatte, dispiace dirlo, con la benedizione di organizzazione strettamente collegate all’ONU.
Perché un colpevole ha diritto a vivere e un innocente può essere ucciso?
Perché in Italia si attaccano duramente le cinquemila condanne a morte eseguite ogni anno dalla Cina e si dice che funzionano bene le centotrentamila condanne eseguite, nello stesso periodo di tempo, nel nome della legge 194?
Perché, leggendo le dichiarazioni delle Nazioni Unite (e del Partito Radicale), sembra che le vite da proteggere siano solo quelle dei colpevoli e mai quelle degli innocenti?
C’è una logica strana in chi si batte per il diritto all’aborto in ogni caso e al contempo contro la pena di morte: con una mano si vuole rendere più libera la soppressione di una vita, con l’altra si vuole evitare che un assassino sia condannato alla massima pena possibile.

E’ certamente giusto prendere ciò che nella risoluzione c’è di positivo: si è stabilito un principio importante, si salveranno (speriamo) delle vite umane, e soprattutto si è visto che con tenacia si possono portare al successo mozioni più volte fermate dall’Assemblea.
E’ da questi punti che dobbiamo partire, ed anche dalla giusta soddisfazione del Governo italiano, che ha ricoperto un ruolo innegabilmente importante.
Ma queste sono solo le basi di un possibile discorso comune che deve continuare, altrimenti la vittoria sulla pena di morte sarà un successo che è eufemistico definire mutilato.
Ora che il primo piccolo passo in difesa del diritto alla vita presso le Nazioni Unite è stato compiuto, il nostro Governo dovrebbe adoperarsi allo stesso modo e con la stessa energia per una moratoria universale sugli aborti. Perché se uccidere è sempre sbagliato, uccidere un innocente lo è ancora di più.
Ancora una volta si tratta di una battaglia laica, di una possibile conquista di civiltà in cui il nostro paese potrebbe avere un ruolo importante. E non a caso, la proposta della moratoria sugli aborti viene da un non credente come Giuliano Ferrara.
Chi è a favore della vita si è già detto pronto a fare la sua parte, come avviene ormai da decenni. Ma è ora che anche i governi si diano una mossa, magari spinti dall’azione dei cittadini che, squarciato il velo di ipocrisia che circonda l’aborto, si rendano conto che la vita è sempre un valore, dal concepimento fino alla morte naturale. E che certi valori devono essere difesi.

Federico Trombetta

sabato 5 gennaio 2008

Da Leo a Giuliano...


Al direttore

Le scrivo mentre ascolto in tv la S. Messa di Natale officiata da Benedetto XVI. Le scrivo da Scampia, il mio quartiere dove vivo a Napoli.
E’ la prima volta che non partecipo alla S. Messa di Natale con i miei ragazzi e la mia comunità di gente semplice, che da tanti anni subisce umiliazioni continue e spesso sopravvive senza speranza, con la paura che ti opprime e quasi ti lascia stordito. Se guardo oltre l’inferriata della finestra della mia stanza, c’è buio e qualche raro albero illuminato. Eppure ci sono decine di palazzoni grigi e alti 14 piani, centinaia di balconi con le loro storie.
Mi creda sono poche le storie felici, fa freddo stanotte e non c’è aria di festa, anzi l’aria puzza per le montagne di spazzatura. Qualche tossico si trascina anche a quest’ora… eppure Dio è nato in questa periferia della storia, le parole che nascono dal cemento sono arrivate fino al cielo e il cielo ci corrisponde con la Speranza.
Sono cresciuto qui, avevo 15 anni quando, già vecchio, avevo deciso che con la vita avevo chiuso e che la giustizia è una balla. A un certo punto ho incontrato la luce di Sacerdoti e Laici, una Chiesa indomita e tanta gente che lottava anche quando tutto sembrava cosi inutile, gente spesso sconfitta che si rialzava ogni volta.
Quanti amici ho perduto in questi anni, alcuni hanno fatto davvero una brutta morte, spesso insensata ed evitabile. Insieme ad altri giovani si è cercato di offrire opportunità di lavoro a coloro che desideravano una vita “pulita”. Quanti sono stati i successi in anni di attività? Poche decine le famiglie sostenute e i giovani che ce l’hanno fatta.
Non ci sentiamo sconfitti, sapendo quanto ogni singola persona strappata alla morte sia preziosa. Abbiamo tenuto con noi centinaia di bambini, a cui abbiamo insegnato a leggere e a far di conto, abbiamo dato loro qualche ora di serenità ogni giorno, pur sapendo che sarebbero di lì a poco tornati agli abusi e all’abbandono.
Le potrei raccontare tanto ma non voglio rubarle troppo tempo. Sappia solo che a un certo punto ho incontrato una frase di Madre Teresa: “ Se vuoi la pace, difendi la vita”. Cosi ho completato il mio impegno civile, prima che ecclesiale, a servizio di tutta la vita, dal concepimento al suo naturale tramonto.
Ho incontrato così il Movimento per la Vita e i volontari dei Centri di aiuto alla vita.
C’è nel nostro Movimento una larga fetta di giovani, donne e uomini, alcuni hanno vissuto il dramma dell’aborto.
Lei li ha incontrati in tante occasioni, durante la campagna referendaria sulla legge 40 e al Family day, con le casacche gialle del servizio d’ordine.
Tutti noi giovani prolife abbiamo sempre avuto grande stima di lei, eppure la sua recente “buona azione” contro l’ipocrisia prima che contro l’aborto ci ha davvero commosso.
Le siamo molto grati e so che in tutta Italia, intanti hanno raccolto il suo invito.
In questi mesi ho incontrato decine di gruppi di giovani impegnati nel volontariato per la vita, spesso nella solitudine e nell’incomprensione, grazie di aver dato voce a tutti coloro che ne sono privi.
Ci sono due frasi nell’omelia di Benedetto XVIche le voglio inviare: il messaggio di Natale ci mostra che “Dio non si lascia chiudere fuori, esistono uomini che vedono la sua luce e la trasmettono”;“Il giusto può essere chiamato cielo”.
Sa, sono mesi che giro l’Italia e sono tornato a casa, a Scampia l’altro ieri; ma l’ultimo incontro del 2007 l’ho avuto sabato 22, con i giovani, i volontari e le suore del Centro di Aiuto alla Vita di Pompei. All’incontro sul tema dell’aborto e l’iniziativa lanciata dal Foglio è seguito un momento di festa, con tutte le mamme e i bambini (i neonati, i fratellini e coloro che crescono sotto il cuore coraggioso delle mamme).
Proprio allora mentre vestito da Babbo Natale consegnavo i doni, ho pensato di scriverle stanotte e di augurarle Buon Natale.
Consincera stima e gratitudinePantaleone Pergamo, via Web

mercoledì 2 gennaio 2008

Grazie Giuliano!

L’annuncio liquido



Una dieta speciale per la moratoria sull’aborto.



Perché siano garantiti fondi al movimento per la vita e ai centri di assistenza che lavorano contro l’aborto, come ha chiesto ieri il giornale dei vescovi e come dovrebbero chiedere i giornali borghesi e laici.



Una dieta semplice, checonsiste nell’assumere soltanto liquidi dalla vigilia di Natale (dalla mattina della vigilia di Natale) al primo dell’anno (alla mattina del primo giorno del 2008).

Non lo chiamo digiuno perché sono grasso, sebbene io pensi in generale di essere felicemente grasso e di recente mi senta un grasso molto in forma, orgoglioso di avere lo stesso peso corporeo (quello mentale è un altro paio di maniche) attribuito a Tommaso d’Aquino.



Questa è la mia decisione, e chi voglia associarsi sarà il benvenuto.
Non chiamatela testimonianza, perché la testimonianza è sorella del martirio. Chiamatela per quello che è. Una dieta speciale contro l’ipocrisia e la bruttezza di un tempo in cui la morte viene bandita in nome del diritto universale alla vita e blandita, coccolata come un dramma soggettivo, nella spregevole forma, e molto oggettiva, dell’aborto chirurgico o farmaceutico.



Terrò un diario pubblico dalla casa di campagna in cui mi ritiro, lo terrò in questo giornale e, nei giorni in cui non sarà in edicola, nel suo spazio sulla rete(http://www.ilfoglio.it/).

Ho consultato il mio medico e mi ha detto che posso fare quel che faccio senza troppi problemi, basta bere molto, dosare le pillole antidiabete ed eseguire qualche banale controllo della glicemia e della funzione renale.

Non è un sacrificio eccezionale, tutt’altro.

E’ un altro modo di fare festa.



E’ una cosa che non mi sarei maisognato di immaginare nella vita e che in genere mi ispira una tremenda diffidenza: una buona azione.

BuonNatale.