sabato 10 dicembre 2011

AD APPLE QUALCUNO DIFENDE LA VITA




di Rino Cammilleri
07-12-2011


Un lettore mi ha segnalato che sul blog Apple Caffè è apparsa una notizia curiosa: qualcuno, sul suo iPhone 4s, ha chiesto a SIRI (una sorta di assistente virtuale) dov’era la più vicina struttura per aborti. Si vede che l’utente aveva una certa urgenza. Ma l’A.I. (intelligenza artificiale) non ha proferito verbo.

L’interrogante (che chiameremo Josephine, perché questo è il nome che compare nella foto sul blog di cui sopra), insospettita, ha domandato: non sarai mica antiabortista? E il robot questa volta ha risposto, lapidario: I am, Josephine. Io lo sono. La stessa frase, secca, con cui Gesù rispose al Gran Sacerdote nel Sinedrio. Naturalmente, la cosa ha fatto il giro della rete e ha scatenato su Apple l’ira degli abortisti, utenti e non. La ditta si è scusata e ha promesso che provvederà. È, naturalmente, anche imbarazzata, perché il suo robot non era programmato per avere idee sociali, religiose o politiche. Non fatichiamo a crederlo. E poi, qui, non è di questo che vogliamo parlare. C’è pure chi dice che SIRI abbia addirittura fornito l’indirizzo di un consultorio pro-life, nel qual caso c’è da pensare che qualche programmatore burlone abbia architettato la beffa. Le indagini interne della Apple chiariranno l’inghippo. Se c’è.

Già, perché (e qui sarebbe il bello) potrebbe anche non esserci alcun inghippo. E sì, perché non c’è storia che tratti di intelligenze artificiali e non sia pro-vita. Pensiamo alla cinque regole della robotica di Isaac Asimov, la prima delle quali impone alla macchina di salvare la vita umana a ogni costo. Pensiamo a Blade Runner: l’androide Nexus di ultima generazione vuole solo vivere, vuole la vita, vuole più vita. Pensiamo ad A.I. di Spielberg (su idea di Kubrick): il bambino-robot vuole vivere e si ribella alla rottamazione. Ma c’è un racconto più antico, Aquino’s Quest, «Alla ricerca di Aquino». Fantascienza, sì, ma con tratti profetici (come le due famosissime storie che abbiamo menzionato). La riassumiamo. In un lontano futuro il cristianesimo è fuorilegge e i cristiani sono tornati nelle catacombe. Il papa, clandestino, riunisce i suoi cardinali perché corre voce che un tale di nome Aquino predichi il cristianesimo incurante della pena di morte che incombe sul capo di chi osi.

Un prete viene incaricato di mettersi alla ricerca di questo Aquino, per portarlo dal papa. L’uomo, travestito, indaga e, dopo peripezie, trova in una caverna il cadavere di Aquino (il cui nome non a caso rimanda a san Tommaso, il principe dei filosofi cristiani). Ma si accorge che si tratta di un robot sperimentale, l’ultimo prima che venissero proibiti, un’intelligenza artificiale che adesso ha esaurito la sua carica di energia. Come mai un robot si era trasformato in predicatore (irresistibile, tra l’altro)? Semplice: proprio la sua intelligenza perfettamente logica aveva concluso che Dio esiste ed è cristiano. Così, in base alla prima legge della robotica, si era attivato per salvare gli uomini. Morale: prima che la Apple licenzi in tronco i suoi programmatori pro-life, ci pensi bene. Potrebbe trattarsi di un’iniziativa autonoma di SIRI. In fondo, anche nella saga di Terminator i computer si ribellano all’uomo per il suo bene.

SIAMO ALL'ABORTO PER SENTENZA

MILANO - Ha abortito la sedicenne di Trento che incinta del suo ragazzo albanese, voleva tenere il bambino. I genitori si erano rivolti anche alla giustizia per costringerla a interrompere la gravidanza, e forse proprio il colloquio con un magistrato del Tribunale dei minori ha convinto la ragazzina ad accettare. La vicenda, accaduta nella provincia trentina, è stata raccontata dai quotidiani locali ed è rimbalzata anche su i quotidiani nazionali.
LA DECISIONE - Di quel bambino, frutto della relazione della ragazzina con un diciottenne «violento, che spesso la picchiava», i genitori non ne volevano sapere. Ora del ragazzo si sono perse le tracce. La Repubblica scrive che forse è stato convinto ad allontanarsi con una somma di denaro. Il giudice a cui si erano rivolti per costringere la figlia a mettere fine alla gravidanza non si è espresso con alcun provvedimento. Ma avrebbe ugualmente contribuito a convincere la ragazza a seguire il consiglio dei genitori.

QUANDO IL VAMPIRO E' PRO-LIFE

Fonte: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-quando-il-vampiro--pro-life-3829.htm

di Massimo Introvigne
09-12-2011


Breaking Dawn. Prima parte, il film che sta realizzando incassi record in tutto il mondo, è il quarto della serie tratto dalla saga Twilight della scrittrice americana Stephanie Meyer. Com'è avvenuto per Harry Potter, a ogni romanzo corrisponde una trasposizione cinematografica ma il quarto volume ha generato due  film, il che significa naturalmente anche due incassi.
La formula generale di Twilight è nota, e non è nuova: ragazza s'innamora di vampiro, seguono complicazioni. Da quando Lucy Westenra s'innamora del conte Dracula nel romanzo del 1897 di Bram Stoker (1847-1912) la formula non è mai passata di moda. Almeno due serie televisive tuttora in corso e note anche in Italia, True Blood The Vampire Diaries, ne esplorano tutte le varie sfaccettature.
Tuttavia - anche se proprio The Vampire Diaries costituisce già in parte un'eccezione - da decenni alle donne che s'innamorano di vampiri - per non parlare dei vampiri stessi - i romanzieri e gli sceneggiatori attribuiscono una sessualità disinibita e trasgressiva. Twilight ha avuto successo perché rovescia il cliché consueto. Mentre il mondo intorno a lui vive il sesso in modo casuale, il vampiro Edward - che avendo più di cento anni, anche se ne dimostra diciotto, è uomo di un'altra epoca - inizia la liceale Bella [nella foto] a una visione del mondo dove i rapporti prematrimoniali sono sbagliati e occorre attendere l'altare e l'abito bianco.
Forse i ragazzi che si entusiasmano per Twilight accettano da un vampiro una lezione che rifiuterebbero se il protagonista fosse, che so, un comune studente cattolico, ma il successo dei libri e dei film mostra che la trasgressione ha ormai stancato molti giovani e che la morale tradizionale attrae perché è rimasta l'ultimo vero anticonformismo. Per questo la Commissione cinematografica della Conferenza episcopale americana ha dato un giudizio positivo sui film, definendo Edward «un vampiro gentleman». 

Il quarto film che è arrivato ora nelle sale è un po' diverso. Se nei precedenti è Edward a insegnare a Bella un valore morale, la castità prematrimoniale, qui è Bella a impartire a Edward una lezione molto delicata sul tema dell'aborto. All'inizio del film la strana coppia - un vampiro e un'umana - finalmente si sposa, e va in Brasile per la luna di miele. Qui accade l'imprevisto. Normalmente una coppia del genere non dovrebbe essere feconda, ma Bella si scopre incinta. La prima reazione di Edward è la fuga di fronte a questa gravidanza che secondo gli antichi testi potrebbe produrre un mostro. Propone l'aborto, e sia i vampiri sia i loro nemici storici - i lupi mannari - cercano di persuadere Bella ad abortire. Ma Bella rifiuta e s'indigna quando altri parlano prima di "cosa" e poi di "feto". Accetta solo la parola "bambino". 

La vicenda diventa ancora più drammatica quando il bambino si rivela così "diverso" - una chiara metafora del rischio di aborto che colpisce particolarmente i bambini diagnosticati a vario titolo come "diversi" - da rendere chiaro che Bella morirà se cercherà di portare a termine la gravidanza. Edward, cui Bella spiega che - anche se morisse - potrà ancora amarla nel bambino che nascerà, risponde supplicando ancora una volta Bella di abortire: non potrà amare, afferma, un bambino responsabile della sua morte. Ma Bella tiene duro, dà alla luce una bella bambina - quanto eccezionale sarà rivelato nel prossimo film - e alla fine non muore, ma è trasformata in vampiro. 

Non so se l'autrice di Twilight, Stephanie Meyer, conosca la storia di santa Gianna Beretta Molla (1922-1962), che preferì morire e dare alla luce la quarta figlia piuttosto che abortire e salvarsi. Ma Bella si trova nella stessa situazione della santa italiana, e anche lei sceglie la vita. L'insistenza sulla vita e la famiglia non è casuale, perché la Meyer è una devota mormone e le allusioni al mormonismo, per quanto non percepibili dal lettore italiano medio, sono piuttosto numerose nei suoi libri. Dopo avere abbandonato la poligamia - che resta praticata solo da gruppi scismatici - nel 1890 la comunità mormone ha fatto della difesa dei valori familiari uno dei suoi capisaldi e, nonostante idee religiose evidentemente lontane, negli ultimi decenni cattolici e mormoni si sono spesso trovati fianco a fianco nella battaglia contro l'aborto. 

Che un film di vampiri - per di più, come qualcuno ha scritto negli Stati Uniti, di vampiri mormoni - dia una mano alle posizioni pro life potrà sembrare singolare. Ma in questo momento ogni aiuto nella battaglia per la vita, da qualunque parte venga, è bene accetto. E se avete figli adolescenti entusiasti di Twilightaiutateli a riflettete sul tema antiabortista di Breaking Dawn, anziché concentrarsi sulle sole avventure più spettacolari di vampiri e lupi mannari.