martedì 30 settembre 2008

PROGRAMMA DUE GIORNI GIOVANI

UFFICIALIZZO IL PROGRAMMA DELLA "DUE GIORNI GIOVANI" CHE SI TERRA' A MILANO L'8 E IL 9 OTTOBRE.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: movitmilano@gmail.com e Federico 3333698304

PROGRAMMA:

Sabato

ore 10-13: Università Cattolica

Apertura dei lavori: Avv. Franco Vitale, Presidente Federvita Lombardia
Saluto dei responsabili di Movit e Mpva

"IL PRIMATO DELLA VITA"
Tavola rotonda
Intervengono:
- Paolo Sorbi Sociologo e Presidente dell'MVA
IL PRIMATO DELLA VITA: Aspetti sociologici
- Giacomo Samek Lodovici
Università Cattolica:
Il fondamento del diritto alla vita nel 60o anniversario della DichiarazioneUniversale dei Diritti dell'uomo
- Maurizio Crippa giornalista de Il Foglio
LA VITA nella comunicazione: informazione – disinformazione, Come l'informazione può contribuire alla cultura della vita
- Benedetta Foà, psicologa/ counselor:
Il primato della vita: la negazione della vita e il ritorno alla speranza
Modera:
- Paolo Picco vicepresidente Federvita lombardia
Pranzo presso Pizzeria la Combriccola
Costo: 12 euro

Ore 15.30-15,50:
Santa Maria delle Grazie
Presentazione della Petizione Europea
Interviene:
- Elisabetta Pittino, responsabile giovani Lombarida

Ore 16.30-18.30
“A 30 della L. 194: quello che noi giovani possiamo fare” : tavola rotonda dei giovani pro vita.
Intervengono:
- Giorgio Gibertini
- Natalia Marrese
- Simona Calzavara

Modera: Leo Pergamo

Ore 19.30
Happy hour: AperiVita al Caffè Savona
Costo: 7 euro

Ore 21.00
In scena la Vita di Cinzia e Antimo
(in fase di organizzazione)

Domenica

Ore 9.00
Santa Messa per chi lo desidera

Ore 10.30-12 via Tonezza:
Lavori di gruppo sui temi
- le pillole abortive e metodi naturali
- la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
- i 30 anni della legge 194
- il testamento biologico
-il dolore del feto
-la disabilità nella vita
-la droga

Coclusioni: Erika Palazzi Vitale, Vice presidente MPV Nazionale

Pranzo in un locale della zona

lunedì 29 settembre 2008

STACCARE LA SPINA

Il 9 luglio 2008 La Corte d'appello civile di Milano ha autorizzato il padre di Eluana Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione che da 16 anni tiene in vita la figlia.

Ora sono passati due mesi dalla sentenza. Nessuna struttura sembra disposta ad accogliere la ragazza in coma, e il procuratore generale ha firmato da poco la richiesta di sospensione della Sentenza della Corte d'Appello che autorizzava lo stop al cibo per la Englaro.
In effetti credo che le motivazioni che portato a dissentire da quella decisione siano molte.
Uno dei motivi chiamati in causa per autorizzare l’interruzione dell’idratazione e alimentazione è quello che si riferisce alla volontà della ragazza che stando a diverse testimonianze avrebbe manifestato la volontà di non voler vivere senza essere cosciente e senza avere relazioni con gli altri ecc…di non voler vivere in quello che viene definito appunto “stato vegetativo”. Nella sentenza si cita anche l'"impostazione cattolica" di Eluana, ma si ritiene che non possa contrastare le altre dichiarazioni.

Premetto che comunque non si può sostenere che in ogni situazione il consenso fondi la legittimità di un atto o la sua legalizzazione, bisogna guardare anche il contenuto dell’atto.
Quanto abbiano sopra citato rimanda a quello che si chiama “testamento di vita” che è una carta sottoscritta da una persona, alla presenza di testimoni, con cui si dichiara di non voler essere sottoposti a manovre di rianimazione o tecniche di mantenimento in vita, qualora si sia malato terminale o ci sia la possibilità con tale intervento di cadere in stato vegetativo persistente. Senza entrare in merito alla valutazione di quest’ultimo, il punto è che in Italia il “testamento di vita” non esiste. Per ciò non mi sembra pertinente basarsi su testimonianze che non sono univoche, sono pregresse e soprattutto riportate da altre persone e non rilasciate dalla stessa Eluana per interrompere dei trattamenti che sono ordinari e proporzionati alla situazione clinica della paziente. La corte di appello ha infatti deciso che il caso di Eluana non può definirsi di “accanimento terapeutico”. La rimozione del sondino e lo spegnimento delle macchine farebbero infatti morire Eluana lentamente di fame e di sete. Questa mi sembra la vera crudeltà, non le cure, le attenzioni e gli accadimenti e l’amore che le hanno prestato diverse persone in tutti questi anni in cui Eluana è stata mantenuta in vita.
Perché Eluana è comunque viva.

La Corte d’Appello di Milano nel decreto del 16.12.2006 aveva stabilito che “Eluana non può considerarsi clinicamente morta” e che “in base alla vigente normativa Eluana è viva, posto che la morte si ha con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”.

Se non lo fosse non si capisce come mai ci sia bisogno di "staccare la spina" per porre fine alle sue sofferenze. Non si può soffrire se non si è vivi e se non si ha la minima percezione e coscienza. E se si afferma che si può soffrire bisogna affermare che oltre alla sofferenza ci possono essere anche altri stati. Altrimenti si cade in contraddizione.

Intanto credo che espressioni come vita puramente biologica e vegetativa siano ambigue quando sono riferite all'uomo. La differenza tra vita biografica e vita biologica non è reale ma concettuale perchè non c'è vita biografica che non sia anche vita biologica e non c'è vita bilogica che non sia anche vita biografica. Affermare l'opposto significherebbe dire che una volta che la persona umana ha perso determinate facoltà non è più una persona umana (stato vegetativo mi sembra infatti un termine più appropriato per le zucchine e i rapanelli che per l'uomo).
La coscienza di sè, l'esercizio delle nostre funzioni vitali e delle nostre facoltà cognitive ...sono sempre e comunque manifestazioni della vita personale.

Qualsiasi discorso che faccia riferimento alla qualità della vita non può negare che il suo presupposto è il riconoscimento della vita stessa. Quando si parla della vita si deve intendere il valore della concreta individualità umana presente, ciò che esiste non è la vita, ma questo e quel vivente. Anche l'autodeterminazione e l'autonomia (chiamati in causa spesso per giustificare l'atto eutanasico) non possono essere considerati diritti primari, perchè non c'è possibilità di autodeterminazione e autonomia laddove non c'è possibilità di continuare ad esistere. E non è necessario ricorrere alla categoria della sacralità della vita umana per sostenere che il venire al mondo postula, nei confronti della società, il diritto alla tutela dell'esistenza, in qualsiasi condizione e fase della vita. Per questo la possibilità del tutore di decidere della vita e della morte della persona che gli è affidata risulta dubbia. Questo infatti dovrebbe agire nei migliori interessi della persona che gli è affidata e fare ciò che è meglio per quest’ultima. Ora in questo caso, la decisione di fare morire Eluana di fame o di sete rientra tra ciò che è bene fare per lei. La morte non potrà mai essere un bene o un diritto, è anzi sempre un evento negativo se non altro perché pone fine a qualsiasi possibile realizzazione di valori e beni. La società non può mettere a disposizione dei suoi cittadini la morte come un bene perché non lo sarà mai, è anzi l’esclusione dalla società. Una comunità civile e democratica dovrebbe tutelare invece i suoi cittadini e il valore della loro vita, che non è un bene disponibile ed è poi il fondamento di qualsiasi altro diritto. Per quanto riguarda la dignità della persona umana, questa non è qualcosa che si può perdere o acquisire, ma è intrinseca nella natura dell’uomo e affermare che in determinate situazioni o in determinate condizioni, la vita di una persona non è più degna di essere vissuta mi sembra alquanto discriminatorio.

In realtà credo sia proprio il concetto di persona umana ad essere messo in discussione. Non è più l’appartenenza al “genere umano” che fa di noi delle persone ma determinate caratteristiche e qualità, quali per esempio la libertà e l’autocoscienza, qualità che non tutti possiedono e comunque nessuno possiede in tutte le fasi della vita (si pensi allo stadio embrionale o anche neonatale o a quelli senili). Si capisce come questa dissociazione tra la nozione di persona e quella di essere umano crei non poche conseguenze sia dal punto di vista sociale, morale, politico e anche medico. Affermare che un anziano con l’alzeimer, un malato di mente, o un essere umano in stato vegetativo non sono persone significa privarli di determinati diritti e nello stesso tempo sollevare la società e il resto delle persone da determinati doveri verso questi ultimi.

Simona Calzavara

mercoledì 17 settembre 2008

LIFE HAPPENING: NON SOLO UNA BELLISSIMA VACANZA

Quest’estate mentre a Catanzaro si festeggiava l’inaugurazione del Centro di Aiuto alla Vita, poco distante,a Gasperina, si è svolto il venticinquesimo seminario estivo dei giovani del Movimento per la Vita. E' stata la prima volta in cui ho avuto la possibilità di parteciparvi, rimpiangendo le occasioni perdute gli scorsi anni per non essere stato presente. Le giornate erano generalmente organizzate con interessanti conferenze e toccanti testimonianze mattutine seguite da pomeriggi di relax al mare sotto il caldo sole della Calabria o, per chi lo preferiva, nella piscina dell’albergo. In serata, poi, avevamo la possibilità di raggiungere Soverato, a pochi km, dove sul lungomare c’era solo l’imbarazzo della scelta per il locale in cui andare a divertirsi.
Io non conoscevo molte persone: questo mi ha permesso di accorgermi della grande disponibilità che avevano gli altri ragazzi di conoscere gente nuova pur avendo un gruppo consolidato da molte esperienze in comune.


Seguendo le conferenze abbiamo avuto l’opportunità di interloquire con magistrati, professori universitari, medici, volontari e da ognuno di questi abbiamo tratto informazioni importanti a proposito di varie sfaccettature del tema Vita, che difficilmente vengono trattate con oggettività scientifica dalla stampa. Per esempio il magistrato Anzani ci ha parlato del bene comune, di come questo tema si avvicini a molti altri spesso particolarmente presenti nella nostra quotidianità; il ginecologo Noia della incompletezza della informazione, non solo nei media comuni, ma addirittura nel mondo scientifico – professionale, poi, raggiungendo l’oggetto del suo lavoro, ci ha fatto conoscere la forte relazione che lega l’embrione alla madre, descrivendo come questo rapporto possa avere effetti sull’intera vita della persona. Il prof. Boero, docente di chimica organica all’Università di Torino, ci ha spiegato come, dopo aver fatto diventare la scienza una divinità, ormai essa stessa non sia più fedele alle proprie basi e divulghi messaggi spesso infondati; ha inoltre criticato il catastrofismo in materia ambientale che spesso domina i nostri media, aprendo una finestra di speranza sul futuro del nostro pianeta.


In alcuni casi erano dei giovani come noi, partecipanti al Life Happening, a proporre alla nostra attenzione problematiche sulle quali avevano svolto ricerche.
Molte di queste relazioni ci hanno significativamente aperto gli occhi su realtà che spesso valutiamo con superficialità, ma ciononostante con presunzione, riteniamo di conoscere.
Per ultima ha parlato M. Casini, professoressa di diritto e bioetica alla Università Cattolica di Roma, nonché figlia del presidente del MpV, il quale aveva introdotto la serie di conferenze concentrandosi sul senso della vita. La ricercatrice dell’università di Roma invece ci ha proposto alcuni spunti sulle prospettive europee per quanto riguarda i diritti dell’uomo, invitandoci tutti ad aderire e promuovere l’importante Petizione Europea ( per maggiori info: www.mpv.org/mpv/download/petizione/petizione.html ).


La vacanza si è conclusa con uno spettacolo serale organizzato da qualcuno di noi giovani e infine un’ultima notte insieme che ci ha fatto arrivare all’ultimo giorno davvero stanchi, pronti a dormire nel viaggio di ritorno!


Emanuele Andreis

IL SENSO DI UNA MOBILITAZIONE

Il 12 maggio scorso, parlando ai rappresentanti dei Centri di Aiuto alla Vita e dei Movimenti per la Vita di tutta Italia Sua Santità Benedetto XVI ha lodato il nostro “impegno nell'ambito politico come aiuto e stimolo alle Istituzioni, perché venga dato il giusto riconoscimento alla parola “dignita' umana”.


Quella del Santo Padre è una lode che inorgoglisce, ma che ci carica anche di una grandissima responsabilità, che dobbiamo essere pronti ad accettare: la sfida è quella di essere ancora e più di prima stimolo alle istituzioni, di essere portatori convinti ed informati della “dignità umana” in un mondo, quello della politica, in cui talvolta la dignità dell’uomo viene sacrificata sull’altare di ideologie che promettono un immediato (ed impossibile) paradiso in terra o la realizzazione di una libertà assoluta e senza limiti.


Ecco, noi siamo una delle risposte a queste idee, perché pensiamo che la libertà non possa essere scissa dalla garanzia assoluta dell’insindacabile diritto alla vita di ciascun essere umano, fin dal suo concepimento, e perché siamo convinti che non possa dirsi giusta una società in cui i membri più deboli (bambini nel grembo della madre o anziani malati) vengono sacrificati in nome di una falsa pietà figlia della cultura della morte.


Siamo pronti quindi a rilanciare la nostra sfida, ed abbiamo scelto di farlo andando a confrontarci con l’Europa ed il Parlamento di Strasburgo. Perché quel sogno di De Gasperi, Schuman e Adenauer di fondare proprio sulla dignità di ogni uomo la pace e la prosperità di un intero continente non è purtroppo avulso dalle pesanti intromissioni della cultura della morte.


La nostra risposta è la Petizione Europea, che stiamo promuovendo in rete con numerosi altri movimenti per la vita del Vecchio Continente: a 60 anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo noi chiediamo che nei documenti e nelle carte dei diritti dell’Unione si parli di diritto alla vita “fin dal concepimento”, e che l’unione fermi i finanziamenti pubblici alla ricerca che distrugge gli embrioni umani, e che si riconosca “come famiglia in senso pieno quella fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”.


Non sarà facile farci ascoltare, ma certamente sarà un po’ meno difficile se riusciremo a mobilitarci ed a raccogliere migliaia di firme. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti quelli che credono nel valore della vita umana e nella difesa della sua dignità. Diamoci da fare!


Federico Trombetta