lunedì 22 marzo 2010

CON "NASKO" 5 MLN AI CAV

"Mai più un aborto in Lombardia per motivi economici". Il presidente della Regione Lombardia Formigoni annuncia così "Nasko", il fondo di garanzia per i Centri di aiuto alla vita. Un fondo per la vita e la tutela della maternità che il Presidente si impegna ad attivare nei primissimi giorni della nuova legislatura, con una dotazione per il primo anno di 5 milioni di euro.

Con "Nasko" potranno essere finanziate le attività e le iniziative dei centri di aiuto alla vita; misure di sostegno economico alle donne nel corso della maternità e nei mesi successivi al parto; attività dei comuni di potenziamento della rete delle strutture e delle politiche per l’infanzia; famiglie che mettono in campo iniziative di mutuo sostegno (ad esempio i nidi famiglia).


"La maternità e la paternità - continua Formigoni - si aiutano stando accanto ai genitori in tutte le fasi della vita dei loro figli, dal concepimento alla nascita, dalla scuola materna fino all’età scolare e lungo tutto il corso dell’educazione e della formazione. Con il sistema della dote siamo gia’ a fianco di tantissime famiglie lombarde". "Perché nessuno, in Lombardia - spiega Formigoni - dovrà mai sentirsi solo tanto da dover penalizzare una nuova vita in arrivo".

COMUNICATO STAMPA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DI FEDERVITA LOMBARDIA

Il Consiglio Direttivo di FederVitaLombardia, a nome dell'intera federazione dei Centri di Aiuto alla Vita, delle Case di Accoglienza e dei Movimenti per la Vita lombardi, esprime grande apprezzamento per l'annuncio, fatto sabato 20 marzo dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, della prossima creazione del fondo di garanzia per la vita concepita e per la famiglia "Nasko".

Apprezziamo anzitutto l'impegno gia` profuso con continuità in questi anni da Regione Lombardia a favore della difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e a favore della famiglia fondata sul matrimonio. Questi valori sono anche i valori di FederVita Lombardia e siamo lieti di aver trovato nelle istituzioni lombarde ascolto e sostegno.

Auspichiamo quindi che la promessa elettorale del Candidato Presidente Formigoni possa trovare, se verrà nuovamente confermato Governatore, piena e rapida attuazione. In Italia l'aborto resta un terribile problema sociale sociale che causa 500 vittime al giorno, e la Lombardia non fa eccezione: è importante che tutte le istituzioni si facciano carico della difesa della vita, senza eccezione alcuna e senza lasciare questo ruolo importantissimo al solo volontariato.

L’iniziativa del Presidente Formigoni è certamente un grande passo nella giusta direzione di una societa` piu` giusta, piu` libera, piu` solidale.

Il Consiglio Direttivo
Milano, 22 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

LA PRIMA CAUSA DI MORTE IN EUROPA

Un centro studi spagnolo, l`Istituto di politica familiare, ha accertato che sul piano statistico l`aborto sta diventando la prima causa di morte in Europa. Due milioni e ottocentosessantatremila e seicentoquarantanove (2.863.649) aborti è la cifra totale dell`eccidio in Europa, dentro e fuori i confini dell`Unione: così reca la denuncia statistica portata a Bruxelles.
Roberto Cascioli su Avvenire calcola che si spegne la vita di un bambino in gestazione ogni undici secondi, ogni giorno si infierisce su 7.500 donne, su 7.500 bambini non nati il cui diritto alla vita è umiliato e offeso. Questi dati, che saranno al centro di una mobilitazione ormai ricorrente, febbrile, fiera, della società spagnola, dove domenica 7 marzo in settanta città si svolge la marcia internazionale per la vita, si combinano con il tasso zero europeo di aumento demografico, un fenomeno che l`estirpazione dell`abitudine all`aborto correggerebbe in modo decisivo.
La Spagna di Zapatero, insieme alla Gran Bretagna dove il ricorso all`aborto delle adolescenti è devastante, ha la funzione guida nell`incremento della morte in pancia (più 115 per cento in dieci anni). Paola Ricci Sindoni, in un editoriale impegnativo e sensibile del giornale dei vescovi italiani, sostiene, e questo nel titolo è esplicitamente richiamato, che "gli appelli generici non bastano più". Giusto. Sacrosanto.

Anche le soluzioni proposte dal rapporto presentato a Bruxelles dal centro studi per la famiglia, e raccolte da Avvenire, non sono centrate sulla correzione in senso repressivo delle legislazioni europee in fatto di maternità e aborto. La vocazione messa alla base di questa mobilitazione è quella a una battaglia culturale, a un impegno per recuperare il terreno perduto negli ultimi trent`anni.

In quest`epoca si è prodotto un ciclo della sordità morale e dell`ottundimento psicologico al culmine del quale l`aborto, come cercammo di spiegare con l`iniziativa della moratoria internazionale, è divenuto eticamente indifferente. Non solo, l`aborto si è propagato nella forma particolarmente odiosa dell`aborto selettivo, eugenetico, e della liquidazione dei bambini concepiti intesa come strumento di pianificazione delle nascite e di soluzione gratuita di problemi privati, particolari, oltre che risposta a piaghe sociali come la misera tutela della maternità assicurata dalle società ricche.

Le soluzioni sono sempre le stesse, e sono quelle proposte nel programma di battaglia della lista pazza nella primavera di due anni fa. Con una modifica della Dichiarazione universale dei diritti dell`uomo firmata a Parigi nel dicembre del 1948, stabilire che la vita, tutelata giuridicamente come primario valore legato alla libertà e alla sicurezza della persona, inizia dal concepimento e finisce con la morte naturale.

Definire uno spazio di sostegno sociale forte alla donna incinta, fondato su ingenti risorse pubbliche e su un piano nazionale per la vita, ciò che era diventata una promessa riformatrice contenuta nel discorso del presidente del Consiglio italiano alle Camere dopo la formazione del governo due anni fa.

Promuovere le adozioni, nella forma anonima della vecchia ruota dei conventi, e offrire questa possibilità di vita, questa libertà di nascere, a chiunque sia stato concepito senza una volontà di accoglienza. Incentivare sensibilmente i programmi di ascolto, mediazione psicologica, informazione, assistenza alle donne che si stanno arrendendo all`inevitabilità dell`aborto, dando voce e strumenti operativi alle molte organizzazioni che lavorano in questo senso e fanno nascere bambini e madri con un lavoro di incontro e di aiuto personale.

Promuovere campagne di comunicazione pro life, invece della resa culturale alla logica della contraccezione, della promiscuità sessuale, della libertà irresponsabile. Sognavamo cinque milioni di pellegrini a Roma, trenta deputati pro life alla Camera, un`esplosione di razionalità e di buonumore, il rovesciamento di un andazzo disumano, mortificante, incivile; ed eravamo mossi da un punto di vista laico che non parte necessariamente dalla sacralità della vita, bensì dal rispetto della persona e dei suoi diritti.

La proposta di moratoria perse nell`isolamento la battaglia politica immediata, ma funzionò come rilancio internazionale della guerra culturale contro la manipolazione e il maltrattamento della vita umana. E` il momento di ricominciare, e la minoranza laica antiabortista non può che fare appello ai vescovi perché la grande energia dei cristiani scuota il torpore banalizzante della cultura antinatalista e riaccenda, anche contro i veleni della Ru486 e contro la condanna delle donne alla solitudine del prezzemolo moderno, una grande, seria, responsabile guerra di cultura e di idee.

fonte: Il Foglio, 4 marzo