Non può esserci giustizia contro la giustizia. Neppure in nome di un malinteso o ipocrita senso di compassione. E' il caso di Eluana Englaro che presto potrebbe essere privata della nutrizione e dell’idratazione.
Il Movimento per la vita propone una giornata di digiuno per condividere la condizione a cui Eluana sarà costretta. La giornata coinciderà con il giorno in cui la ragazza sarà trasferita dal luogo di accoglienza in cui finora è stata accolta e amorevolmente curata.
Il Movimento per la vita ha anche scritto al Presidente della Repubblica per chiedergli di far valere la sua alta autorità morale perché Eluana possa conservare la “grazia” di continuare a essere curata e amata dalle Suore di Lecco che hanno lanciato un appello: «Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva».
Un appello è stato anche rivolto al Parlamento perché discuta ed approvi in tempi rapidi una buona legge sul fine vita che possa evitare alle altre migliaia di persone nelle condizioni di Eluana di essere minacciate da un’eutanasia che nessuno ha neppure il coraggio di chiamare col proprio nome.
E infine è stato anche rivolto un estremo disperato invito al governo perché, facendo ricorso allo strumento della decretazione d’urgenza stabilisca, in attesa della legge, che i trattamenti di alimentazione ed idratazione dei malati terminali e dei malati in stato vegetativo persistente non possono per nessun motivo essere interrotti .
Il blog del Movimento per la Vita dell' Università Cattolica di Milano. La dignità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Notizie, informazione, attività, discussione
mercoledì 19 novembre 2008
martedì 18 novembre 2008
ELUANA E TUTTI NOI...
CHE COSA VUOL DIRE AMARE NEL CASO DIFFICILE DI ELUANA
di Giacomo Samek Lodovici
Noi che siamo tremendamente addolorati per la fine atroce (una morte per fame e per sete) che aspetta Eluana siamo accusati di essere crudeli e sadici, mentre la scelta di farla morire viene da molti considerataun’espressione di amore.
Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi ragiona in questi termini; tuttavia, chiediamoci: che cosa significa amare?
Ovviamente l’amore ha una molteplicità di espressioni, ma (lo suggerisce già Aristotele) amare qualcuno è un po’ come dirgli «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista, gioisco perché tu sei».
La prima forma di ogni amore consiste in una gioia perché chi amiamo vive, è un rendimento digrazie perché l’amato esiste. Precisiamo: amare non significa volere che l’altro esista come conseguenza del fatto che l’altro ci procura gioia, bensì vuol dire volere e insieme gioire per la sua esistenza.
Far morire qualcuno, anche se a richiesta (tra l’altro presunta nel caso di Eluana),significa dire «non è bene che tu sia, non è meraviglioso che tu esista». Se qualcuno dice con anni di anticipo o grida (o sussurra) disperato nelpresente: «io sono un peso per te» e/o «non vale la pena il mio vivere in questo stato», il vero amore risponde: «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista anche se la tua condizione è dolorosa per te e/o gravosa perme».
Chiedere di morire significa dire: «la mia esistenza non è (non sarà più) preziosa»; così far morire qualcuno (per esempio tramite l’azione con cui si toglie il sondino dell’alimentazione, oppure tramite l’omissione dichi non lo riattacca) equivale a dire a qualcuno: «è vero, tu non vali la pena, la tua esistenza in certe condizioni non è un bene che soverchi queste condizioni, non è prezioso che tu viva».
In effetti, chi si occupa dei malati gravi sa che, quando chiedono di morire, quasi sempre lo fanno perchésoffrono e perché si sentono soli. Ora, si noti bene, la sofferenza può essere quasi sempre molto lenita con le cure palliative. E la risposta alla solitudine non è far morire, bensì è l’affetto, è prendere per mano ilmalato, detergergli il sudore, guardarlo negli occhi anche se non risponde, stargli vicino: le invocazioni della morte esprimono la richiesta di non soffrire e una protesta contro la solitudine.
Così, il desiderio di suicidarsi o la richiesta di eutanasia si manifestano, solitamente, quandouna diagnosi infausta viene comunicata e molto spesso tramontano se il malato viene assistito e confortato.
Le suore straordinarie che accudiscono Eluana hanno scritto: «L’amore e la dedizione per Eluana» è ciò per cui'affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire – oggi e in futuro – Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzioe la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero'.
Sono crudeli e sadiche? Come si può mai considerare la loro dedizione a Eluana una forma di accanimento terapeutico? E come può essere amore far morire Eluana di fame di sete? Lasciare che il suo corpo si consumilentamente a causa della secchezza dei tessuti, della disidratazione delle pareti dello stomaco (che provoca spasmi) e delle vie respiratorie, mentre la pelle si ritira, gli occhi si incavano, la temperatura corporea aumentaper mancanza di sudorazione, il naso sanguina, le labbra e la lingua si spaccano: questo è amore?
È vero, sono previste delle misure per attenuare (ma solo in parte) questi effetti: ma ciò cambia la sostanza?
di Giacomo Samek Lodovici
Noi che siamo tremendamente addolorati per la fine atroce (una morte per fame e per sete) che aspetta Eluana siamo accusati di essere crudeli e sadici, mentre la scelta di farla morire viene da molti considerataun’espressione di amore.
Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi ragiona in questi termini; tuttavia, chiediamoci: che cosa significa amare?
Ovviamente l’amore ha una molteplicità di espressioni, ma (lo suggerisce già Aristotele) amare qualcuno è un po’ come dirgli «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista, gioisco perché tu sei».
La prima forma di ogni amore consiste in una gioia perché chi amiamo vive, è un rendimento digrazie perché l’amato esiste. Precisiamo: amare non significa volere che l’altro esista come conseguenza del fatto che l’altro ci procura gioia, bensì vuol dire volere e insieme gioire per la sua esistenza.
Far morire qualcuno, anche se a richiesta (tra l’altro presunta nel caso di Eluana),significa dire «non è bene che tu sia, non è meraviglioso che tu esista». Se qualcuno dice con anni di anticipo o grida (o sussurra) disperato nelpresente: «io sono un peso per te» e/o «non vale la pena il mio vivere in questo stato», il vero amore risponde: «è bene che tu sia, è meraviglioso che tu esista anche se la tua condizione è dolorosa per te e/o gravosa perme».
Chiedere di morire significa dire: «la mia esistenza non è (non sarà più) preziosa»; così far morire qualcuno (per esempio tramite l’azione con cui si toglie il sondino dell’alimentazione, oppure tramite l’omissione dichi non lo riattacca) equivale a dire a qualcuno: «è vero, tu non vali la pena, la tua esistenza in certe condizioni non è un bene che soverchi queste condizioni, non è prezioso che tu viva».
In effetti, chi si occupa dei malati gravi sa che, quando chiedono di morire, quasi sempre lo fanno perchésoffrono e perché si sentono soli. Ora, si noti bene, la sofferenza può essere quasi sempre molto lenita con le cure palliative. E la risposta alla solitudine non è far morire, bensì è l’affetto, è prendere per mano ilmalato, detergergli il sudore, guardarlo negli occhi anche se non risponde, stargli vicino: le invocazioni della morte esprimono la richiesta di non soffrire e una protesta contro la solitudine.
Così, il desiderio di suicidarsi o la richiesta di eutanasia si manifestano, solitamente, quandouna diagnosi infausta viene comunicata e molto spesso tramontano se il malato viene assistito e confortato.
Le suore straordinarie che accudiscono Eluana hanno scritto: «L’amore e la dedizione per Eluana» è ciò per cui'affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire – oggi e in futuro – Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzioe la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero'.
Sono crudeli e sadiche? Come si può mai considerare la loro dedizione a Eluana una forma di accanimento terapeutico? E come può essere amore far morire Eluana di fame di sete? Lasciare che il suo corpo si consumilentamente a causa della secchezza dei tessuti, della disidratazione delle pareti dello stomaco (che provoca spasmi) e delle vie respiratorie, mentre la pelle si ritira, gli occhi si incavano, la temperatura corporea aumentaper mancanza di sudorazione, il naso sanguina, le labbra e la lingua si spaccano: questo è amore?
È vero, sono previste delle misure per attenuare (ma solo in parte) questi effetti: ma ciò cambia la sostanza?
lunedì 17 novembre 2008
IL MPV SUL CASO DI ELUANA
ELUANA. LA CASSAZIONE DECIDE QUALI VITE SONO DEGNE DI VIVEREORA LA PAROLA PASSA ALLA CORTE EUROPEA. E SOPRATTUTTO AL PARLAMENTO
«Nascondersi dietro schermi formali non serve a mascherare la realtà» commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita la sentenza della Cassazione sul caso Eluana. «E’ una sentenza che ha come presupposto ed effetto quello di discriminare tra vite umana più o meno degne di vivere.
«Questa decisione mette in pericolo le altre migliaia di Eluane accudite amorosamente dai congiunti, le migliaia e migliaia di vite di persone gravemente handicappate che dipendono dalla capacità di accoglienza da parte dell’intera società. In definitiva mette in pericolo tutti noi quando diventiamo marginali ed inutili.
«Al fondo della decisione dei giudici vi è una cattiva interpretazione del diritto alla salute il cui contrario è la morte.
«Allo stato attuale è ancora possibile un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che però non ha effetto sospensivo. Per cui» conclude Casini «sarà necessario impegnarsi subito con grande vigore per l’approvazione di una legge la quale, restituendo verità all’articolo 32 della Costituzione, impedisca che si verifichino ancora altri drammatici abbandoni di persone in stato di grave disabilità come Eluana»
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