sabato 30 giugno 2007

“Life Happening 2007” dei Giovani del Movimento per la Vita

MUOVI LA VITA!
Summer School for Life.

Cari amici Per la Vita, anche quest’anno abbiamo l’opportunità di trascorrere insieme momenti di festa e di amicizia.
Il Life Happening è per tutti noi l’occasione di scoprire che il “Si alla Vita” è la ragione unificante ed ultima della Polis, al di là di ogni interesse, ideologia e potere.
Sappiamo bene che l’uomo è l’unica specie al mondo a minacciare la propria sopravvivenza attraverso la violenza e l’uso spregiudicato della tecnica. Nonostante ciò riaffermiamo la nostra fiducia: nell’uomo, cuore della pace; nella Scienza, sempre alleata della Vita; nell’incontro tra credenti e non credenti, consapevoli che molte sono le cose mirabili, ma l’uomo le supera tutte.
E allora MUOVI LA VITA! e vivi una settimana di divertimento e testimonianze, per conoscere sempre meglio le immense ricchezze del Popolo per la Vita, dove proposta culturale e azione concreta, sono due facce della stessa medaglia, perché chi salva una vita salva il mondo intero!
Gli incontri, il cineforum ed i laboratori, ci aiuteranno a comprendere il senso profondo della Mission del Movimento per la Vita, il suo ruolo di promotore dei diritti umani e il servizio alla mamma e al bambino, reso dai Centri di Aiuto alla Vita.
Non siamo eroi, però siamo eroici perché desideriamo che ogni uomo possa vivere in un mondo umano! Noi giovani per la Vita collaboriamo a scrivere pagine di speranza per l’Umanità!
Ti aspettiamo per una vacanza che ti cambia davvero la Vita!
Leo Pergamo
per info: www.mpv.org

venerdì 22 giugno 2007

Per i malati «vegetativi» il principio di precauzione

Eutanasia - la lezione del polacco risvegliatosi dopo 19 anni • Questa vicenda è un'obiezione incisiva per tutti coloro che invocano l'eutanasia
di Giacomo Samek Lodovici

Tratto da Avvenire del 7 giugno 2007

Jan Grzeb-ski è un polacco che, nel 1988, è precipitato in uno stato di totale incoscienza, per un trauma cranico. I medici gli avevano dato solo due o tre anni di vita, invece Jan ha continuato a vivere. Solo la moglie Gertruda aveva creduto nel suo risveglio e ha svolto con amore il lavoro di un team di terapia intensiva. Gertruda ha avuto regione: Jan si è risvegliato nel 2007, dopo 19 anni, e ha conosciuto gli 11 nipoti nati ai suoi 4 figli.
«Mia moglie mi ha salvato, e non lo dimenticherò mai», ha detto alla tv polacca. Questa vicenda è un'obiezione incisiva per tutti coloro che invocano l'eutanasia per i malati in stato prolungato di incoscienza, per porre termine ad una vita che essi ritengono «indegna di essere vissuta». Per contro, anzitutto, la mancanza di coscienza non toglie all'uomo la sua intangibile dignità, quindi non autorizza ad ucciderlo; non è questo il luogo per dimostrarlo, ma si può almeno dire che, se avesse dignità solo chi è consapevole, sarebbe lecito uccidere chiunque non è attualmente cosciente: i neonati, i dormienti e gli uomini sotto anestesia. In tal senso, la nozione di "stato vegetativo", che si usa per alcuni (non tutti) di questi casi, induce erroneamente a pensare che il soggetto non sia più un essere umano, bensì un vegetale, privo di dignità. Già Nietzsche scriveva in modo spietato: «in certe condizioni non è decoroso vivere più a lungo. Continuare a vegetare in un'imbelle dipendenza dalle pratiche mediche, dopo che è andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe suscitare nella società un profondo disprezzo. I medici, dal canto loro dovrebbero essere i mediatori di questo disprezzo; non [dovrebbero dare] ricette, ma ogni giorno [far provare] una nuova dose di nausea di fronte ai loro pazienti». Inoltre, esistono pazienti solo apparentemente privi di coscienza i quali, dopo essersi ripresi, hanno spiegato che, in realtà, capivano ciò che accadeva e veniva detto loro, volevano parlare, ma non ci riuscivan o: è successo ad una donna inglese (ne ha parlato Science l'08.09.2006) e al siciliano Salvatore Crisafulli (che lo racconta nel libro Con occhi sbarrati, ed. L'Airone); quindi non è per niente detto che questi malati siano privi di coscienza, anzi ci sono casi in cui è vero il contrario. Infine, il malato privo di consapevolezza può riprendersi, talvolta, anche dopo molti anni; quindi non è detto che l'interruzione della coscienza sia permanente. Per esempio, il fotografo di Mao si è ripreso dopo 9 anni e Jan Grzebski dopo 19. Come lui anche Terry Wallis, un americano che, nel 1984, perse la coscienza dopo un incidente stradale e che si è risvegliato dopo 19 anni, nel 2003, a Mountain Wiew, in Arkansas, dove era ricoverato. L'uomo ha conosciuto la figlia, nata subito dopo l'incidente. Dunque sarebbe meglio evitare sia la nozione di stato "vegetativo", sia di parlare di privazione "permanente" della consapevolezza, perché non esiste la certezza assoluta che un paziente non possa mai più riprendersi. Insomma, non siamo certi che questi malati siano privi di consapevolezza, né che lo siano definitivamente. Perciò, dobbiamo applicare il principio di precauzione: ammesso e non concesso che l'intangibile dignità dell'uomo risieda nella sua consapevolezza, non dobbiamo rischiare di uccidere degli uomini che potrebbero essere coscienti e che potrebbero riprendersi. Non di eutanasia hanno bisogno questi malati, ma di amore, quello che non demorde e che non si scoraggia. Come quello della moglie di Jan.

sabato 2 giugno 2007

Impegnarsi per la Vita: Vale la pena?




Riadattando le parole di un grande di questo secolo


E' difficile credere nel valore della Vita quando tutti i modi di pensare intorno a te sembrano andare in senso contrario?

E' difficile amare la Vita quando media, giornali, TV, cultura, ecc. la usano, la sfruttano attenagliandola in logiche edonostiche e di convenienza?

Insomma, è difficile testimoniare il valore non negoziabile di ogni Vita Umana dal misterioso e meraviglioso attimo del concepimento fino al suo naturale termine, quando spesso anche gli amici e noi stessi per primi siamo subdolamente attratti da una visione egoistica dell'altro, della persona umana?


Giovanni Paolo II disse ai giovani della GMG riuniti a Roma: " Si, è difficile "

Ma se pure tale affermazione ci conforta nelle nostre resistenze, Karol non aveva posto l' accento su questo.

La prospettiva vera e sperimentabile è espressa dalla domanda retorica presente nel titolo:

"Impegnarsi per la Vita, vale la pena?" e la risposta è "Si, vale la pena"


Vale la pena perchè l'impegno per una causa tanto negata, scomoda e giusta è contagioso; è inevitabile che di fronte ai volontari e ai testimoni della Vita ci si chieda il perchè di un impegno tanto disinteressato.

Vale la pena perchè l'umiltà di un servizio all'umanità così poco valorizzato dal "pensare comune" è corrisposto da una poco visibile, ma irrefrenabile fecondità.


I frutti sono nascosti e protetti nel cuore di migliaia di donne che si sono rivolte ai Centri di Aiuto alla Vita, singolarmente in ognuna di loro, e in quello dei bambini che grazie a ciò sono nati...

E' valsa la pena per uno solo di loro!


Ma non solo. Quelle giuste inquietudini di non rassegnazione che la cultura della Vita ha diffuso in tutti coloro che l'hanno sperimentata. Vale la pena superare le difficoltà perchè tutti riconoscano e ammirino la dignità di ogni essere umano che incontrano nella propria esistenza.


L'autentica cultura della Vita, infatti, non si piega alle polemiche ideologiche, ma rafforzata proprio dalle esperienze di sofferenza e sacrificio delle persone, continua con ottimismo il suo servizio attraverso l'accoglienza dell'uomo, che è sempre un fine e mai un mezzo.

Vale la pena, sempre!



Luigi Masotti





venerdì 18 maggio 2007

FAMILY DAY


di Federico Trombetta


Mentre il buio pian piano è vinto dalla luce, e la notte fa posto all’aurora, il treno viaggia veloce tra i paesi ed i campi che separano Saronno da Milano. Ed io, seduto vicino al finestrino, appoggio la testa allo schienale e penso mentre guardo il paesaggio che mi corre affianco. Penso che sono le cinque del mattino, che ho sonno e che sto per percorrere milleduecento chilometri in meno di ventiquattro ore.
Raccontata così, non sembra certo una prospettiva allettante. Eppure… eppure c’è dell’altro. C’è il motivo per cui tante persone come me si sono svegliate prestissimo con l’idea di viaggiare per diverse centinaia di chilometri questo sabato 12 maggio 2007. Tanti giovani, ma anche tanti bambini con i loro genitori, tanti nonni, tante famiglie. Stavamo viaggiando per un ideale, per uno scopo nobile e grandissimo, per difendere la cellula fondamentale della nostra società.
E mentre il treno rallenta in vista della stazione di Cadorna penso che anche se per ora non mi riguardano direttamente le politiche fiscali a favore dei figli, anche se per ora non so neppure se e con chi formerò una mia famiglia, non posso non andare a Roma a dire che l’unica famiglia è quella di cui parla la nostra Costituzione, e che questa famiglia deve essere difesa, tutelata e promossa. Non solo da noi, che abbiamo la fortuna di far parte, a diverso titolo, di una famiglia, ma anche da chi ha in mano le leve del potere. Proprio questo chiede il Family day: “un progetto organico e incisivo di politiche sociali a favore della famiglia”, tenendo presente che il legislatore non può confondere i bisogni delle convivenze, che si collocano nella sfera del diritto privato, dalle “esigenze specifiche della famiglia fondata sul matrimonio dei suoi membri”.

Il viaggio, sui due pullman messi a disposizione dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, è lungo ma piacevole. Ed è allietato non solo dalle nuove amicizie che si costruiscono e dai confronti che nascono, ma anche dalla lettura di alcuni articoli sulla manifestazione che ci attende pubblicati da un giornale solitamente parco e moderato. L’apertura era tutta per la contromanifestazione di piazza Navona (“l’orgoglio laico” dei radicali e dell’estrema sinistra, per festeggiare (?) il divorzio), considerata un fulgido esempio di libertà contrapposto alla manifestazione cattolica che, secondo loro, ha il solo scopo di limitare l’allargamento di diritti che invece sarebbe doveroso concedere a chiunque. Il meglio viene all’interno, con un articolo che illustra la “violenza” della manifestazione “cattolica” (ma è “violento” dire che situazioni diverse devono essere giuridicamente trattate in modo diverso?!) e sulla presunta omofobia della stessa. Noi sul pullman leggiamo e ridiamo, e ci chiediamo quante polemiche si sarebbero sollevate se articoli del genere fossero stati scritti prima, ad esempio, del concerto del primo maggio. Purtroppo sappiamo bene che c’è chi è in grado di controllare buona parte della stampa, e che certo non siamo noi.

Quando arriviamo a Roma, la piazza è già gremita. E gremite sono le vie per giungervi. Gli spostamenti sono pressoché impossibili visto l’enorme numero di persone presenti. Giovani ed adulti, nonni e famiglie con bambini, bandiere e cappellini, bottiglie d’acqua e biberon. Questo è il Family Day, la festa del popolo della famiglia. Impieghiamo circa tre quarti d’ora per raggiungere la “postazione” del Movimento per la Vita, da cui ascoltiamo, con altri volontari, i discorsi dei portavoce.

Dopo le presentazioni delle associazioni ed uno splendido Povia (“i diritti dei bambini vengono prima di quelli dei grandi”), Giovanni Giacobbe sottolinea l’importanza dell’evento, perché finalmente “più forte risuoni la voce delle famiglie italiane”. Nonostante i giornali e le televisioni dipingano un’immagine diversa del paese, fatta di violenza in famiglia e di famiglie che si rompono, oggi ricordiamo che le famiglie ci sono e sono tante, e che la politica non può ignorarle.
Eugenia Roccella ci ricorda che “siamo qui perché abbiamo nel cuore un’esperienza fondamentale, che ci unisce: siamo tutti nati nel grembo di una donna, generati da un atto d’amore tra un uomo e una donna”, e che la famiglia ha un ruolo sociale troppo importante per poter essere messa in secondo piano.
Ultimo a parlare è Savino Pezzotta, che evidentemente con la piazza ci sa fare. Il suo discorso è forte ed appassionato, ma soprattutto ricchissimo di significato. Tocca la questione antropologia e l’essenza della famiglia, ricordando ai politici presenti che “abbiamo il diritto di sapere se chi ci governa punta su un modello antropologico centrato unicamente sull’autonomia dell’individuo, sull’utilitarismo delle affettività temporanee e deboli o se invece punta a consolidare quello della dinamica famigliare e pertanto di un’affettività che si incardini nella dimensione della responsabilità sociale”, ed ai pochi contromanifestanti (tremila, forse diecimila) fa notare che “opporsi ad un pluralismo di modelli famigliari non è una battaglia confessionale ma civile e laica che si fonda sul dettato costituzionale e punta al consolidamento del matrimonio civile. Questo non vuol dire non avere a cuore i problemi che riguardano le coppie di fatto: come si legge nel manifesto “Piu’famiglia”, si dice anche un chiaro « sì » alla tutela dei conviventi attraverso il diritto comune”. Il Family Day è una manifestazione di popolo, perché “i ceti popolari, a differenza di chi frequenta i salotti buoni, conoscono bene il valore della famiglia”.

Ci avviamo verso casa quando sono ormai le otto di sera, ed i telegiornali stanno già riportando l’imbarazzante (per quelli di piazza Navona) confronto tra le due manifestazioni, commettendo però l’errore di far vedere quasi solo i politici, come se il Family Day fosse stata una manifestazione politica. Non hanno capito, o non hanno voluto capire, che in quella piazza c’era un bel pezzo del vero popolo italiano, quello che non si vede in televisione ma che rappresenta la vera essenza e la vera forza del nostro paese, quello che si è astenuto ai tempi del referendum sulla procreazione perché aveva capito meglio di tanti intellettuali che la vita non può essere messa ai voti, e che il 12 maggio 2007 ha capito che di famiglia ce n’è una sola, e che ha bisogno di ricevere, dopo troppi anni di silenzio, una risposta dalla politica.

Arriviamo tardissimo a Milano, stanchissimi ma con il cuore gonfio di gioia pensando a quanta gente ha a cuore la famiglia. Ci avevano accusato di essere confessionali, ed abbiamo citato la Costituzione italiana e la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; ci avevano accusato di essere “violenti”, ed abbiamo dimostrato di essere decisi e soprattutto propositivi. E intanto il buio pian piano è vinto dalla luce, e la notte fa posto all’aurora.
Federico Trombetta

mercoledì 16 maggio 2007

MpV in Università Cattolica - Carlo Casini, trovare i confini della vita





Carlo Casini, europarlamentare e presidente del MpV, parla ai giovani universitari ricordando la campagna referendaria del 1981 e con la mente già al Family day





di Cristina Gadaleta




MILANOIl 7 di maggio, nell’Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano, insieme a Renato Farina e Savina Raynaud, in occasione dell’inaugurazione ufficiale del Movit – il Movimento per la Vita promosso dagli studenti dell’ateneo milanese – è intervenuto Carlo Casini, per chiedere e chiedersi: chi è l’uomo?
“Da un lato, le varie dichiarazioni dei diritti dell'uomo e le molteplici iniziative che ad esse si ispirano dicono l'affermarsi a livello mondiale di una sensibilità morale più attenta a riconoscere il valore e la dignità di ogni essere umano in quanto tale, senza alcuna distinzione di razza, nazionalità, religione, opinione politica, ceto sociale.Dall'altro lato, a queste nobili proclamazioni si contrappone purtroppo, nei fatti, una loro tragica negazione.

QUESTIONE ANTROPOLOGICA – Questa è ancora più sconcertante, anzi più scandalosa, proprio perché si realizza in una società che fa dell'affermazione e della tutela dei diritti umani il suo obiettivo principale e insieme il suo vanto. Come mettere d'accordo queste ripetute affermazioni di principio con il continuo moltiplicarsi e la diffusa legittimazione degli attentati alla vita umana? Come conciliare queste dichiarazioni col rifiuto del più debole, del più bisognoso, dell'anziano, dell'appena concepito?”. Questo è il panorama culturale in cui siamo immersi, sostiene Carlo Casini, appoggiandosi a quanto detto da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae.



RICOMPOSIZIONE CIVILE – E proprio partendo dall’eredità dell’enciclica, dalla lunga storia del MpV (nato nel 1975), e dall’analisi del clima, oltre che degli esiti, del referendum sull’aborto – coadiuvato dall’intervento dell’amico Renato Farina – Carlo Casini arriva ad affermare che per cambiare la società bisogna prima di tutto adottare lo “sguardo dell’intelligenza”, per comprendere che se si vuole ricostruire il mondo si deve partire da fondamenta imprescindibili, quale il valore della vita. E “non c’è bisogno della fede per riconoscere il valore della vita”, specifica l’europarlamentare, perché i temi della bioetica sono terreno di coltura per credenti e atei. Basta la ragione. Anzi, come si trova scritto in Diritto alla vita & ricomposizione civile, dello stesso Casini, “oggi che la dispersione cattolica ha dato vita a una quantità di piccoli partitini […], paradossalmente la sola forza coesiva, capace di esprimersi magari in forme nuove, e capace di espandersi oltre l’ambito cattolico, sembra manifestarsi solo quando affiorano alla superficie della politica i temi della bioetica”.



RIFLESSIONI, RISORSE E FUTURO – Le riflessioni legate ai dati certi sull’aborto – dal 1978 al 2005 le interruzioni di gravidanza hanno superato i quattro milioni – a quelli meno accessibili sulle gravidanze a rischio portate a termine, sul perché dell’insuccesso del 1981, e su molti altri aspetti legati alla cultura della vita, nel discorso di Casini sono state affiancate dalla messa al vaglio delle effettive risorse attuali, della strada percorsa nei trent'anni di vita del MpV, e dalla constatazione che “la storia dimostrerà la grande importanza del MpV” (secondo una profezia di Giovanni Paolo II), perché tratta di temi che non sono indifferenti ai giovani.


Casini si appoggiava allora, nel 1981, ai giovani che lo seguivano nell’impresa referendaria e punta oggi su queste nuove realtà universitarie e giovanili, perché “in una società dominata dal profitto e dal successo”, la testimonianza dei giovani è commovente. “Essi hanno ricominciato a sentire dentro il cuore il canto di una speranza che non muore, l’idea che sia possibile costruire un mondo in cui stia al centro il più povero”. Questi giovani “costituiscono una forza autenticamente rivoluzionaria ancora intatta per il futuro” e per l’immediato presente.



FAMILY DAY – Non è poi mancato un accenno al Family day, spiegando il collegamento, tra il valore della vita e la famiglia, con l’idea secondo la quale il nucleo familiare è il vero rivelatore – e la condizione – del senso della vita, attraverso l’esperienza del dono e della “creazione in atto”.





mercoledì 9 maggio 2007

Il Presidente del Movimento per la Vita invita tutta l’Europa al “Family Day”


ROMA, venerdì, 4 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il fondatore e Presidente del Movimento per la Vita (MpV ), l'onorevole Carlo Casini, ha invitato tutti gli europei ad aderire alla manifestazione in difesa della famiglia (“Family Day”), che si svolgerà a Roma il 12 maggio.
“Nell'anno che sta alle nostre spalle l'offensiva contro la vita umana e contro la famiglia si è dispiegata su tutti i fronti in Italia ed in Europa”, ha sottolineato a ZENIT il Presidente del MpV.
L’europarlamentare ha poi fatto particolare riferimento alle aree che Giovanni Paolo Il ha chiamato "emblematiche": il nascere e il morire, affermando che è “proprio in queste aree che abbiamo dovuto fronteggiare attacchi molteplici”.
A questo proposito, l’onorevole Casini ha ricordato che tra il maggio e il novembre 2006 la discussione si è incentrata sulla utilizzabilità delle cellule staminali embrionali, o, più precisamente, sulla utilizzabilità del denaro europeo per finanziare la distruzione di embrioni umani a fini sperimentali.
Nel frattempo, invece, il dibattito si è acceso intorno ad altri due temi: quello dell'eutanasia, con la dolorosa vicenda di Welby - morto il 20 dicembre 2006 - che ha lungamente occupato i media e con il crescente dibattito sul cosiddetto "testamento biologico" attualmente in corso al Senato; e quello della famiglia, divenuto anch'esso rovente a partire dall'inizio del 2007, dopo la presentazione del disegno di legge governativo sui DICO.
In tema di aborto, Casini ha denunciato invece il tentativo di “introdurre la Ru-486 come metodo abortivo e di cancellare ogni residua resistenza alla diffusione della 'pillola del giorno dopo' negando persino l'obiezione di coscienza di medici e farmacisti”.
Il Presidente del MpV ha sottolineato che “limitare all'Italia la ricerca delle cause di questa offensiva sarebbe ingiusto provincialismo: abbiamo ripetuto tante volte che la questione della vita è 'epocale e planetaria'".
“Per questo motivo – ha ribadito Casini – è lecito e necessario che la mobilitazione per la difesa della vita e della famiglia si allarghi dall’Italia a tutta l’Europa”.
Il Presidente del MpV ha rilevato, con soddisfazione, l’emergere di un fronte di persone di formazione non cattolica, le quali condividono e si battono per difendere la vita e la famiglia, perché “in questo momento il massimo confronto si svolge sulle unioni di fatto, anche in vista del Family Day del 12 maggio”.
In merito al raduno di Roma per la promozione della famiglia, Casini ha detto: “Abbiamo senza esitazioni appoggiato il Family Day valutandone le possibilità non solo riguardo all'obiettivo immediato (impedire la legalizzazione delle unioni di fatto, dare spinta alle politiche per la famiglia), ma anche per consolidare strutture come il 'Forum delle Famiglie' e l'Associazione 'Scienza & Vita'”.
“Dobbiamo però evitare – ha continuato Casini – il rischio di annacquamento della manifestazione del 12 maggio, che si verificherebbe se esso fosse interpretabile soltanto come una festa, cioè una scampagnata romana, e se il timore di apparire antigovernativi rendesse poco chiaro il 'no' ai DICO e Pacs”.
Secondo il Presidente del MpV “chiedere nuove politiche familiari nel campo del fisco, del lavoro, delle abitazioni, degli asili è più che giusto, così come è doveroso accogliere la partecipazione di chiunque voglia essere presente, ma né la domanda di politiche sociali, né la opportunità di registrare le più larghe convergenze devono tradire la ragione che ha fatto programmare il Family Day, e cioè il 'no' ai DICO e ai Pacs”.

domenica 8 aprile 2007

"PIU' FAMIGLIA", il manifesto del Family Day



Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese"




La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l'identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull'unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un'ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d'amore e di vita, dalla quale possono attendersi un'educazione civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale. Non a caso i più importanti documenti sui diritti umani qualificano la famiglia come “nucleo fondamentale della società e dello Stato”.
Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell'Occidente - diminuzione dei matrimoni e declino demografico - e le sue difficoltà incidono sul benessere della società, ma allo stesso tempo essa resta la principale risorsa per il futuro e verso di essa si rivolge il legittimo desiderio di felicità dei più giovani. Nel loro disagio leggiamo una forte nostalgia di famiglia. Senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un'esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un'identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all'attenzione verso i più deboli e gli anziani. Aiutiamo i giovani a fare famiglia.
A partire da queste premesse antropologiche, siamo certi che la difesa della famiglia fondata sul matrimonio sia compito primario per la politica e per i legislatori, come previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Chiediamo al Parlamento di attivare - da subito - un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia: per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per porre la convivenza civile sotto il segno del bene comune.
L'emergere di nuovi bisogni merita di essere attentamente considerato, ma auspichiamo che il legislatore non confonda le istanze delle persone conviventi con le esigenze specifiche della famiglia fondata sul matrimonio e dei suoi membri. Le esperienze di convivenza, che si collocano in un sistema di assoluta libertà già garantito dalla legislazione vigente, hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia, in aperto contrasto con il dettato costituzionale. Poiché ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice civile per dare una risposta esauriente alle domande poste dalle convivenze non matrimoniali.
Come cittadini di questo Paese avvertiamo il dovere irrinunciabile di spenderci per la tutela e la promozione della famiglia, che costituisce un bene umano fondamentale.
Come cattolici confermiamo la volontà di essere al servizio del Paese, impegnandoci sempre più, sul piano culturale e formativo, in favore della famiglia.
Come cittadini e come cattolici affermiamo che ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese. Perciò la difenderemo con le modalità più opportune da ogni tentativo di indebolirla sul piano sociale, culturale o legislativo. E chiederemo politiche sociali audaci e impegnative.
Il nostro è un grande sì alla famiglia che, siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani.


Roma, 19 marzo 2007




Hanno sottoscritto il Manifesto:


Forum delle associazioni Familiari (Giovanni Giacobbe Presidente)


ACI (Luigi Alici Presidente)


ACLI (Andrea Olivero Presidente)Cammino Neocatecumenale (Chico Arguello Fondatore)


Centro Sportivo Italiano (Edio Costantini Presidente)


CIF (Anna Maria Pastorino Presidente)


CNAL - Consulta Nazionale Aggregazioni Laicali (Gino Doveri Segretario Generale)


Co.Per.Com (Franco Mugerli Presidente)


Coldiretti (Sergio Marini Presidente)


Comunione e Liberazione (Giancarlo Cesana Responsabile Nazionale)


Comunità di Sant'Egidio (Mario Marazziti Portavoce)


Famiglie Nuove (Alberto Friso Presidente)


MCL (Carlo Costalli Presidente)


Misericordie (Gianfranco Gambelli Presidente)


MpV (Carlo Casini Presidente)


Retinopera (Paola Bignardi Presidente)


RnS (Salvatore Martinez Presidente)


Associazione Guide Scouts d'Europa cattolici (Solideo Saracco Presidente)


Unione Giuristi Cattolici Italiani (Francesco D'Agostino Presidente)


Associazione Medici Cattolici Italiani (Vincenzo Saraceni Presidente)


Unitalsi (Antonio Diella Presidente)