DICHIARAZIONE DELL'ON. CARLO CASINI PRESIDENTE DEL MOVIMENTO ITALIANO PER LA VITA IN MERITO ALL'ABORTO SU DUE GEMELLI EFFETTUATO A MILANO
L'episodio di Milano prova, ancora una volta, un effetto negativo della legge n. 194/1978 che, forse, gli autori della legge non volevano ma che l'equivocità dell'art. 6 non riesce ad evitare. Nonostante apparentemente che non sia consentito l'aborto eugenetico, è oramai accettata l'idea che si possa discriminare tra esseri umani. L'aborto è sempre un male, ma la selezione embrionale aggiunge ingiustizia ad ingiustizia, tanto più se ricordiamo che ci sono famiglie disposte ad adottare un bambino down e che il mongolismo consente oggi di condurre una vita felice. L'errore di Milano è venuto alla luce per l'eccezionalità del caso. Sarebbe rimasto nascosto se la gravidanza non fosse stata gemellare. Purtroppo l'errore diagnostico e l'errore tecnico nell'aborto sono frequenti. Essi sono stati evidenziati nei casi eccezionali di bimbi sopravvissuti per qualche tempo all'I.V.G. (a Milano, a Firenze, a Sassari ecc. ecc.), ma nulla sappiamo negli altri casi ben più numerosi di aborti c.d. "terapeutici". L'esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita e del servizio telefonico "Telefono Rosso" (063050077) prova l'errore diagnostico in molti casi in cui la gravidanza, nonostante la previsione di malformazioni, e l'autorizzazione all'I.V.G., è proseguita a causa dell'aiuto offerto alla donna. Da tempo il Movimento per la Vita sostiene la necessità di rendere obbligatorio il riscontro diagnostico su ogni feto vittima del c.d. aborto "terapeutico". I risultati dovrebbero essere comunicati al Ministro della Salute perché ne possa riferire ogni anno al Parlamento. E' giunta l'ora di un ripensamento complessivo sulla legge 194/1978, ma intanto il riscontro diagnostico potrebbe essere preteso come una semplice circolare ministeriale. La legge 194/1978 resta ingiusta nel suo nucleo essenziale ma, almeno, modifichiamone la sua applicazione eliminando l'equivocità delle sue parole.
L'episodio di Milano prova, ancora una volta, un effetto negativo della legge n. 194/1978 che, forse, gli autori della legge non volevano ma che l'equivocità dell'art. 6 non riesce ad evitare. Nonostante apparentemente che non sia consentito l'aborto eugenetico, è oramai accettata l'idea che si possa discriminare tra esseri umani. L'aborto è sempre un male, ma la selezione embrionale aggiunge ingiustizia ad ingiustizia, tanto più se ricordiamo che ci sono famiglie disposte ad adottare un bambino down e che il mongolismo consente oggi di condurre una vita felice. L'errore di Milano è venuto alla luce per l'eccezionalità del caso. Sarebbe rimasto nascosto se la gravidanza non fosse stata gemellare. Purtroppo l'errore diagnostico e l'errore tecnico nell'aborto sono frequenti. Essi sono stati evidenziati nei casi eccezionali di bimbi sopravvissuti per qualche tempo all'I.V.G. (a Milano, a Firenze, a Sassari ecc. ecc.), ma nulla sappiamo negli altri casi ben più numerosi di aborti c.d. "terapeutici". L'esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita e del servizio telefonico "Telefono Rosso" (063050077) prova l'errore diagnostico in molti casi in cui la gravidanza, nonostante la previsione di malformazioni, e l'autorizzazione all'I.V.G., è proseguita a causa dell'aiuto offerto alla donna. Da tempo il Movimento per la Vita sostiene la necessità di rendere obbligatorio il riscontro diagnostico su ogni feto vittima del c.d. aborto "terapeutico". I risultati dovrebbero essere comunicati al Ministro della Salute perché ne possa riferire ogni anno al Parlamento. E' giunta l'ora di un ripensamento complessivo sulla legge 194/1978, ma intanto il riscontro diagnostico potrebbe essere preteso come una semplice circolare ministeriale. La legge 194/1978 resta ingiusta nel suo nucleo essenziale ma, almeno, modifichiamone la sua applicazione eliminando l'equivocità delle sue parole.
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