Nella folla che il 25 gennaio a Parigi ha partecipato con entusiasmo alla Marcia per la vita, ben visibili erano le bandiere del Movimento per la Vita italiano: una compatta e colorata delegazione, Movit incluso, ha risposto all’invito del collettivo dei movimenti pro-life francesi “En Marche pour la vie”, per la quinta edizione di un’importante manifestazione che ha catalizzato migliaia di persone allo slogan “Francia, con l'Europa, difendi la vita!”
Gruppi giunti da vari Paesi (Austria, Belgio, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Romania, Slovacchia Svizzera, Spagna, Ungheria) si sono ritrovati in Place de la République, sotto il monumento che onora la libertà, l’uguaglianza e la fraternità, nell’anno in cui ricorre il sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo: solo belle parole, se il diritto a goderne di fatto non è esteso a tutti, compresi i più deboli e indifesi.
Proprio per loro si è marciato, si è gridato a gran voce e scritto a chiare lettere sui cartelli: contro aborto ed eutanasia, per il riconoscimento della dignità di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, per chiedere leggi a sostegno della vita e della famiglia.
Il corteo si è concluso in Place de la Bastille; in mezzo, l’occasione di incontrare sorrisi di ogni età: quelli timidi e gentili dei cinque figli sotto i cinque anni di una coraggiosa coppia francese; quello composto di un distinto signore che appoggiando i suoi 95 anni a due bastoni avanzava in testa al corteo; quello aperto e fiero di un ragazzino con la sindrome di Down, orgogliosissimo di innalzare il suo cartello. Tutti per testimoniare con la semplice presenza il valore di ogni vita.
Chiara Ferla Lodigiani
Il blog del Movimento per la Vita dell' Università Cattolica di Milano. La dignità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Notizie, informazione, attività, discussione
giovedì 26 febbraio 2009
venerdì 13 febbraio 2009
DIGNITA' DELLA VITA O VITA DEGNA?
“Con Eluana io avevo fatto un patto e l’ho rispettato. Ho rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia”. Così ha ribadito ancora una volta in questi giorni il signor Beppino Englaro, il padre di Eluana. Un incredibile patto di morte, senza testimoni, senza firme, un patto di sangue e onore, come nelle più cupe tragedie pagane. Un patto faustiano tra un’adolescente che, forse, si lascia sfuggire qualche battuta sull’inopportunità di vivere da invalidi, e un padre pronto a cogliere in quelle frasi di diciassettenne una volontà testamentaria.
La sentenza quindi si è basata su presunte e non verificabili affermazioni fatte da Eluana 17 anni fa: provate voi ad andare dal notaio dicendo che un parente un giorno vi aveva promesso in eredità ad esempio un immobile…Sembra tutto assurdo, eppure è proprio a causa di questo “patto segreto” che Eluana è morta, per fame e sete. Una situazione in cui si fa passare per morte “naturale” la morte per sete e per mancanza di nutrimento, che è tutto fuorché “naturale”.
Anzitutto è necessario fare chiarezza sulla situazione di Eluana, spesso riportata dai media in maniera errata: la ragazza ha trascorsa 17 anni in stato vegetativo per una cerebropatia grave causata da un incidente stradale, sottoposta ad alimentazione e idratazione (nei primi due anni di coma riusciva a deglutire frullati o yogurt poi invece deglutiva solo saliva, perciò era necessario un sondino naso gastrico per essere alimentata), la ragazza non era attaccata a nessuna spina, respirava autonomamente, si svegliava ogni mattina e seguiva il ciclo della giornata, la sera si addormentava, alcune sue funzioni organiche tipicamente femminili erano riprese da circa un anno e mezzo. Potremmo oggettivamente dire che Eluana si trovava in una situazione di estrema disabilità.
Alcuni sostengono che alimentazione e idratazione siano atti terapeutici. Non è così. In Francia e Germania sono un atto dovuto per legge. In Italia la legge la sta facendo il Tribunale di Milano e non il Parlamento e contrasta con quanto deciso dalla Commissione nazionale di Bioetica. Dovrebbe essere la vita, e non la morte, l’orizzonte nel quale si dovrebbe collocare il diritto; Eluana era come un neonato: se gli togli il latte muore perché non è in grado di alimentarsi da solo. Come si può dire che la nutrizione è un atto di cura?
C'è chi crede che la battaglia per Eluana sia circoscritta al caso Eluana, che si apra e si chiuda con il suo caso, o casi analoghi, e basta. In verità a chi solo minimamente osservi il panorama culturale pro eutanasia in Italia e nel mondo, non sfugge come le cose non stiano così.
Quanti malati gravi può riguardare? E se vale per Eluana perché non per i circa 2500 pazienti in stato vegetativo presenti in Italia? E se vale per chi è in coma perché non per un disabile psichico, incapace di intendere e di volere? Chi stabilisce qual è la vita che vale la pena di essere vissuta e quale invece può essere interrotta? Un giudice? E in base a quali codici?
Lo Stato deve limitarsi a riconoscere la Vita in quanto tale, non può e non deve misurare la dignità della vita come se ci fossero dei livelli di vita "diversi". E' la Vita che fonda la dignità e non il contrario.
Giovanni Pevarello
La sentenza quindi si è basata su presunte e non verificabili affermazioni fatte da Eluana 17 anni fa: provate voi ad andare dal notaio dicendo che un parente un giorno vi aveva promesso in eredità ad esempio un immobile…Sembra tutto assurdo, eppure è proprio a causa di questo “patto segreto” che Eluana è morta, per fame e sete. Una situazione in cui si fa passare per morte “naturale” la morte per sete e per mancanza di nutrimento, che è tutto fuorché “naturale”.
Anzitutto è necessario fare chiarezza sulla situazione di Eluana, spesso riportata dai media in maniera errata: la ragazza ha trascorsa 17 anni in stato vegetativo per una cerebropatia grave causata da un incidente stradale, sottoposta ad alimentazione e idratazione (nei primi due anni di coma riusciva a deglutire frullati o yogurt poi invece deglutiva solo saliva, perciò era necessario un sondino naso gastrico per essere alimentata), la ragazza non era attaccata a nessuna spina, respirava autonomamente, si svegliava ogni mattina e seguiva il ciclo della giornata, la sera si addormentava, alcune sue funzioni organiche tipicamente femminili erano riprese da circa un anno e mezzo. Potremmo oggettivamente dire che Eluana si trovava in una situazione di estrema disabilità.
Alcuni sostengono che alimentazione e idratazione siano atti terapeutici. Non è così. In Francia e Germania sono un atto dovuto per legge. In Italia la legge la sta facendo il Tribunale di Milano e non il Parlamento e contrasta con quanto deciso dalla Commissione nazionale di Bioetica. Dovrebbe essere la vita, e non la morte, l’orizzonte nel quale si dovrebbe collocare il diritto; Eluana era come un neonato: se gli togli il latte muore perché non è in grado di alimentarsi da solo. Come si può dire che la nutrizione è un atto di cura?
C'è chi crede che la battaglia per Eluana sia circoscritta al caso Eluana, che si apra e si chiuda con il suo caso, o casi analoghi, e basta. In verità a chi solo minimamente osservi il panorama culturale pro eutanasia in Italia e nel mondo, non sfugge come le cose non stiano così.
Quanti malati gravi può riguardare? E se vale per Eluana perché non per i circa 2500 pazienti in stato vegetativo presenti in Italia? E se vale per chi è in coma perché non per un disabile psichico, incapace di intendere e di volere? Chi stabilisce qual è la vita che vale la pena di essere vissuta e quale invece può essere interrotta? Un giudice? E in base a quali codici?
Lo Stato deve limitarsi a riconoscere la Vita in quanto tale, non può e non deve misurare la dignità della vita come se ci fossero dei livelli di vita "diversi". E' la Vita che fonda la dignità e non il contrario.
Giovanni Pevarello
domenica 8 febbraio 2009
APPELLO A NAPOLITANO!!!
Signor Presidente, la tragica fine che si prospetta per Eluana Englaro non lascia indifferente
la coscienza civile dell’Italia.
Eluana è portata a morte senza che sia stata accertata in maniera incontrovertibile la sua
volontà, né l’irreversibilità del suo stato vegetativo.
Eluana rischia dunque di morire sulla base di una volontà solo presunta, e sarebbe l’unica
persona a subire una tale sorte, poiché nessuna delle leggi sul fine-vita in discussione in
Parlamento permetterà più questo obbrobrio.
Signor Presidente, Le chiediamo fermamente di non permettere questa tragedia, che sarebbe
un insulto sanguinoso alla storia, alla cultura, all’identità stessa del nostro Paese, convinti
come siamo che nessuno deve essere costretto a morire per un formalismo giuridico.
Le chiediamo un intervento perché – di concerto con il Governo – sia data una moratoria alla
sospensione dell’alimentazione e idratazione cui è sottoposta Eluana, in attesa che il
Parlamento – nelle cui fila si è già appalesata un’ampia maggioranza in sintonia con la
maggioranza che vi è nel Paese – possa pronunciarsi su un’adeguata legge.
Siamo certi che Ella non rimarrà insensibile al nostro appello.
I primi firmatari sono Roberto Formigoni, Giancarlo Cesana, Francesco Cossiga, Vittorio Feltri,
Mario Giordano, Dino Boffo, Luigi Amicone, Giuliano Ferrara e i parlamentari Maurizio Gasparri,
Gaetano Quagliariello, Rocco Bottiglione (Udc), Paola Binetti (Pd), Guglielmo Vaccaro (Pd),
Renato Pozzetto, Mario Melazzini, Carlo Casini, Giampiero Cantoni.
ADERISCI ANCHE TU!!!
www.appelloanapolitano.enter.it
martedì 3 febbraio 2009
LA STANNO AMMAZZANDO
DAI TEMPI
DEL TERZO REICH
NESSUN ITALIANO
DISABILE INNOCENTE
ERA STATO MESSO A MORTE.
OGGI QUALCUNO SI E' DISTRATTO.
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