venerdì 16 marzo 2007

Carlo Casini, sul caso del piccolo Tommy di Careggi

MOVIMENTO PER LA VITA

Il prossimo numero di Sìallavita, mensile del Movimento per la vita, ospita un editoriale del presidente, Carlo Casini, sul caso del piccolo Tommy di Careggi. Ne anticipiamo il testo

Il caso del piccolo Tommaso, nato vivo da un tentativo di aborto, si è concluso nel modo più tragico. Ma può diventare spunto per alcune riflessioni sull'affidabilità della legge 194, iniqua dall'origine ma ormai anche vecchia e superata, e sulla sua reale applicazione.

Il caso fiorentino dell'aborto-vivente, cioè di un corpicino di 25 cm e 500 grammi il cui cuore continua a battere una volta uscito dal corpo materno e la cui bocca emette flebili gemiti, finalmente parla. Per vero il caso non è nuovo. Noi conosciamo non poche altre situazioni simili.

Ma Tommy - questo è il nome di fantasia con cui i media hanno identificato il bimbo sopravvissuto per sei giorni all'aborto terapeutico effettuato a causa di una diagnosi sbagliata - parla. Anche la televisione lo ha fatto parlare.Che cosa ci ha detto Tommy?Tommy ci ha detto, in primo luogo, che non era un "grumo di cellule", ma un bambino, un figlio, che avrebbe potuto vivere se la gravidanza fosse proseguita ancora un poco, se i medici fossero stati meno frettolosi, se l'inquietudine e l'angoscia della mamma avessero trovato una condivisione capace di un superamento verso la vita. Tommy ci ha detto ancora ciò che nel silenzio già molti sapevano, che cioè vengono condotti alla morte piccoli innocenti esseri umani per il sospetto di una loro malformazione. Tommy era sano ma, forse, se la malformazione diagnosticata fosse stata riscontrata la commozione della gente sarebbe stata minore e la televisione l'avrebbe ignorato. C'è dunque una cultura per la quale ha diritto di vivere chi è sano ma non chi ha bisogno di cure.E' una cultura orribile contro la quale bisogna urgentemente reagire. Tommy ci ha detto ancora che un certo numero di aborti oltre il terzo mese avvengono per un errore. Conosciamo altri casi rimasti nel silenzio. Essi fanno pensare ad altri corpicini sconosciuti eliminati sebbene privi delle malformazioni temute.Diventa perciò urgente dare seguito ad una più volte ripetuta richiesta del Movimento per la vita, di sottoporre obbligatoriamente ad autopsia tutti i feti abortiti oltre il terzo mese a seguito di una diagnosi di anomalia in modo che si possa sapere veramente come stanno le cose, in modo da responsabilizzare il personale sanitario e in modo da delineare una strategia per combattere le malformazioni più frequenti e da individuare i mezzi per combatterle, per guarirle quando possibile.Ma Tommy ci dice ancora, e soprattutto, che è giunto il momento di una svolta. La sua morte è stata causata o dalla violazione della legge o dalla cattiveria di una legge. In ogni caso qualcosa occorre fare. Tentiamo almeno di applicare la legge nel modo meno perverso possibile facendo prevalere il principio di preferenza per la nascita e non rifiutiamo più un dialogo per tentare di apportare alla legge quelle modificazioni che consentano di far nascere i bambini e di aiutare le loro madri a farli nascere nella misura più grande possibile.

1 commento:

Anonimo ha detto...

60 minuti di applausi per Carlo Casini.