giovedì 7 ottobre 2010

SCUSATE, MA VORREI CAPIRE

Scusate, ma vorrei capire. Sono un cittadino qualunque. Sono - più o meno - un sessantamilionesimo di sovranità popolare. Poco più che una croce su una scheda con un simbolo.

Ma voglio capire lo stesso. Voglio capire, per esempio, perchè anche se i miei rappresentati, che io ho eletto, approvano una legge a maggioranza ampia e trasversale, anche se la legge deve passare da un referendum, e io mi impegno nella campagna elettorale di quel referendum, e noi lo vinciamo quel referendum (75 a 25, più o meno), anche se per ben due volte mi hanno raccontato che io ero importante, che i cittadini erano importanti, che quello che i cittadini sceglievano (di fare o di non fare) era importante...

Ecco, nonostante tutti questi "anche" oggi scopro che un giudice qualsiasi, di una qualsiasi sezione del tribunale di Firenze (ma sempre la stessa...), accogliendo un ricorso promosso e finanziato dai Radicali (anche qui, sempre gli stessi...), può decidere che la mia volontà non vale niente. Può decidere che il popolo è sovrano, sì, ed esercita questa sovranità, certo, ma attenzione: nei limiti e nelle forme previste dalla magistratura italiana con l'accordo del Partito Radicale.
Stupido io, che credevo che la Costituzione dicesse una cosa diversa, cioè che i limiti erano quelli della Costituzione.

Chiedo spiegazioni, e me le danno. Mi dicono che, proprio perchè i limiti costituzionali siano rispettati, è giusto che anche una legge passata due volte al vaglio della sovranità popolare possa essere ribaltata a piacimento da qualche giudice che ha fatto molta carriera.
Mi spiegano anche che questi giudici, la "suprema corte", può "interpretare" la Costituzione e, in virtù di ciò, giudicare appunto la costituzionalità delle leggi. E il caro vecchio potere di ultima istanza? Siamo una democrazia che lo lascia ai giudici?

Ma a questo punto la domanda diventa un'altra. Apro la Costitiuzione, la leggo, e mi chiedo: in quale comma di quale articolo si spiega che, secondo i Padri della Repubblica Italiana, l'essere umano può essere ridotto, da soggetto, ad oggetto? In quale punto si spiega che gli uomini non sono uguali, ma hanno una dignità diversa a seconda del modo in cui sono stati concepiti e, ovviamente, dell'età anagrafica che hanno? E dove si sottolinea che volere è potere, che tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche giusto?
Leggo e rileggo la nostra bella Costituzione, e continuo a domandarmelo. 

Un sessantamilionesimo della sovranità italiana

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