martedì 20 febbraio 2007

alla Cattolica il convegno «L’eclissi della bellezza»



Da BRESCIAOGGI
Lunedì 12 Febbraio 2007

Si è concluso alla Cattolica il convegno «L’eclissi della bellezza» Melazzini, l’anti-Welby: «Alleanza medico-malato» «Fino a quattro anni fa avevo tutto, eppure non ero una persona fortunata. Considero il mio male un dono, che mi ha consentito di avere del mondo e della mia professione una visione nuova». Mario Melazzini è un medico, e soffre di sclerosi laterale amiotrofica, la stessa che aveva ridotto all’infermità Piergiorgio Welby. Presidente dell’associazione che riunisce i malati di Sla, è famoso per aver preso posizione proprio sul caso Welby e aver promosso, con altri, il manifesto per la garanzia di una presa in carico globale del paziente, contro l’abbandono, l’accanimento, e l’eutanasia. Melazzini è su una sedia rotelle, parla con voce flebile, quasi sussurrando. Eppure vuole vivere, perchè ha «accettato la misteriosità della malattia», la sua nuova personalità dentro questo percorso tortuoso. E si dice addirittura fortunato: «Le mie capacità cognitive sono integre, riesco ancora a lavorare, ho una famiglia che mi sostiene». Nella giornata conclusiva del convegno internazionale promosso da Federvita Lombardia con Laris e Università Cattolica di Brescia, si è parlato del volto più nascosto di Dio. Una Bellezza che si cela anche nella malattia che consuma il fisico, che non «ha apparenza per attirare i nostri sguardi». Melazzini ha portato la sua testimonianza toccante di operatore della sanità, e insieme di paziente. «Le malattie non sono incurabili. Sono tutte trattabili, purchè il paziente venga preso in carico». Purchè si ricostituisca quell’«alleanza tra medico e malato» che oggi è andata perduta. Se i medici talvolta cedono alla tentazione dell’accanimento terapeutico perchè si sentono «impotenti, hanno paura di non saper guarire»: non è questo - ha precisato Melazzini - il caso di Piergiorgio Welby. Un caso che «ha avuto solo un pregio, ha saputo riportare all’attenzione lo stato di abbandono e l’indifferenza in cui vivono tante persone che soffrono di Sla». Ma non solo di malattia si è parlato ieri mattina ne «L’eclissi della bellezza». Dopo gli interventi di venerdì e sabato, Claire Ly, Jean Pierre Ruhigisha e Mwerekande Dieudonne, moderati da Gianni Mussini, hanno portato la loro testimonianza di due genocidi che hanno segnato questo secolo, cercando di rispondere alla domanda «Dov’era Dio?». Nell’aprile del 1994 in soli 100 giorni i rwandesi di etnia tutsi, nell’indifferenza del mondo intero, uccisero a colpi di machete un milione di hutu e tutsi moderati. Tra il 1975 e il 1979 in Cambogia i rivoluzionari kmers rossi iniziarono la costruzione di una società totalmente purificata da ogni «sovversione occidentale imperialista». Claire Ly c’era, e nell’arco di 24 ore vide sterminare la sua famiglia. «Provavo collera, e odio nei confronti del Dio degli occidentali, che ritenevo il colpevole ideale della mia sofferenza. Poi ho incontrato il vangelo. A 36 anni ho ricevuto il battesimo. Dopo la mia tragedia avevo una ferita, ma oggi so che questa ferita è anche nel cuore del mio Dio, è sul corpo di Cristo quando resuscita». Orrore, violenza, dolore. Quale strada seguire di fronte a questi drammi? «Il perdono è l’unica strada; dall’altra parte ci sono solo la vendetta, e la giustizia terrena», ha spiegato l’onorevole Sandro Fontana nella tavola rotonda conclusiva (a cui sono intervenuti anche, oltre a Claire Ly, Massimo Gandolfini, Pino Morandini, Sara Squassina, Giorgio Gibertini, Luciano Eusebi e Giacomo Samek Lodovici). Ma nella consapevolezza che il perdono «è una grazia, che appartiene alla giustizia divina, a noi uomini spetta l’impegno della pace, e di guardare con speranza al futuro, che sono i nostri figli». Un esplicito appello, nella giornata in cui il Portogallo è chiamato con un referendum a decidere se depenalizzare l’aborto.
Natalia Danesi

2 commenti:

movitmilano@gmail.com ha detto...

Melazzini è veramente uno che ama la Vita..impariamo da lui

Anonimo ha detto...

Davvero un bel convegno, a giudicare da questo articolo e dai racconti degli amici..
...peccato che la febbre alta mi abbia costretto a rimanaere a letto proprio in quei giorni. :-)
Giovanni